martedì 20 settembre 2016

NATURALISMO E POSITIVISMO. Manuale Tellus di Claudio Di Scalzo



Zola




Claudio Di Scalzo


PANORAMA STORICO-LETTERARIO DEL SECONDO OTTOCENTO (1848-1885)

Dopo il ‘48 si verifica per alcuni decenni uno sviluppo vastissimo della società borghese, mediante il quale trovano realizzazione tante premes­se e possibilità già implicite nelle vicende precedenti; ma nel contem­po, l'apogeo di questa società ne mette in luce anche i conflitti di fondo, le forze antagonistiche che essa stessa nel suo sviluppo si è creata, i motivi di crisi, (Ad esempio lo scontro tra borghesia e proletariato, differenze regionali, le contraddizioni della rivoluzione industriale.)

Nei decenni che vanno dalla restaurazione al 1848, la borghesia si è via via imposta come classe dirigente, e ciò perché e riuscita a frenare le esigenze popolari “troppo spinte” e a dirottare certe situazioni verso soluzioni “moderate”. Si veda ad esempio la rivoluzione parigina del '48, o le Cinque giornate di Milano. Col '48 la borghesia ha, per così dire, superato la prova, diventa classe dominante, da pieno svi­luppo alle sue possibilità e costruisce strutture statali a misura dei suoi interessi (Governo, Magistratura, Polizia, ecc). Ma tutto ciò com­porta una conseguenza, che è un'altra caratteristica fondamentale di que­sto periodo: lo sviluppo del nazionalismo e gli scontri che ne derivano. Infatti i vari organismi nazionali, raggiunta una solidità attraverso l'egemonia della classe borghese, diventati strumento degli interessi economici di questa classe, entrano in conflitto fra di loro, in una gara di supremazia, alla conquista di mercati per l'espansione commercia­le e di prestigio e dì potenza nel quadro politico europeo. Ne deriva una serie di conflitti e di guerre che mutano profondamente quell'asset­to che dal Congresso di Vienna era rimasto pressoché immutato sino al '48. Diamo ora uno sguardo alle singole situazioni nazionali:

IN FRANCIA quel Luigi Bonaparte che nel '48 è stato portato dai voti della borghesia moderata alla presidenza della Repubblica, attua il 2 dicembre 1851 un colpo di stato e, dopo, trasforma la repubblica in Impero ( il “Secondo impero”: 1852-1870) assumendo il nome di Napoleone III. Lo scontro con la Prussia e la sconfitta di Sedan (I870) segneranno il crollo del secondo impero.

IN ITALIA, in conseguenza del fallimento delle iniziative “democratiche” del '48, il processo di unificazione nazionale viene orientato dall'azione diplomatica di Cavour verso una soluzione “moderata”: con una rete di alleanze e di iniziative dall'alto, la monarchia dei Savoia si inserisce nella politica europea. Si arriva cosi alla Seconda guerra di indipendenza (1859) durante la quale il Piemonte può godere dell'allean­za di Napoleone III che però appoggia i movimenti di indipendenza nazio­nale per avere occasione di affermare il ruolo della Arancia nella poli­tica europea ed italiana. Le correnti democratiche del risorgimento però non sono spente e si fanno sentire con la spedizione di Garibaldi in Sicilia (1860): ma l'arrivo delle truppe di Vittorio Emanuele II frena questa iniziativa popolare e la incanala verso una soluzione monarchica.

Con la Terza guerra d’indipendenza (1866) e poi con la conquista di Roma (1870), che segna la fine del potere temporale dei papi, l’unità d'Italia è fatta, ma il nuovo stato avrà gravi problemi da affrontare: pareggio del Bilancio, superamento delle abissali differenze di svilup­po delle varie regioni, unificazione delle disposizioni legislative, lotta contro il Brigantaggio che nasceva dall'opposizione al nuovo stato (fattosi subito odiare con l'aumento delle tasse e la coscrizione obbligatoria), alimentata dai sovrani spodestati, i Borboni. Tutte queste difficoltà erano in gran parte dovute al “peccato origina­le” del Risorgimento, cioè al modo come si era realizzato: Non per iniziativa popolare ma per conquista dei “Piemontesi”, non col coinvolgimento degli interessi di larghe masse popolari,ma sulla spinta dei bisogni di ristretti gruppi.

NATURALISMO E POSITIVISMO

Il periodo che stiamo trattando è caratterizzato da uno straordinario sviluppo delle attività produttive, dei trasporti, dei commerci e poggia tutto sui risultati del progresso tecnico. Non fa meraviglia quindi che anche nelle manifestazioni culturali ed artistiche si riscontri una tendenza alla concretezza e al realismo, una attenzione particolare per i fatti, per i meccanismi sociali, una valorizzazione della scien­za e delle applicazioni tecniche che si dimostrano strumenti sorpren­denti di trasformazione della realtà. Il Positivismo è la corrente filosofica che dà la fisionomia culturale a questo periodo e che ne interpreta e nel contempo ne determina le esigenze e gli atteggiamenti mentali.
In Francia AUGUSTE COMTE col suo Corso di Filosofia Positiva (1830-1842), in Inghilterra STUART MILL con i suoi scritti, CHARLES DARWIN con due celebri opere: L'origine della specie, 1859 e L'origine dell'uomo, 1871, ed HERBERT SPENCER, in Italia ROBERTO ARDIGÒ (1828-1920) sono i principali esponenti di questa filosofia.

Cerchiamo ora di fissare con sommari accenni alcuni canoni fonda­mentali del POSITIVISMO.

I) Sia l'uomo singolo sia l'umanità nel suo complesso passano attraver­so vari momenti, vari stadi, e all'inizio si affidano alle spiegazio­ni religiose, poi a quelle puramente intellettuali e astratte, (l'uomo si chiede i perché delle cose), infine c'è lo stadio POSITI­VO o SCIENTIFICO (l'uomo si chiede come avvengono le cose, cioè cerca le leggi scientifiche) nel quale ci si dedica esclusivamente allo studio e all'osservazione dei fatti, dei fenomeni della realtà.

II) Questo studio può basarsi solo sui metodi scientifici: che sono gli unici strumenti per comprendere i fenomeni e per dare una “base razio­nale all'azione dell'uomo sulla natura”. Per “fenomeni” si intende sia ciò che accade in natura, sia ciò che accade nella società.

III) L' esaltazione della scienza è quindi un cardine del Positivismo e sfocia in quella fiducia nel progresso che sarà un atteggiamento fondamentale di questo movimento. È perfettamente logico che la borghesia nella sua piena affermazione di classe dirigente, sempre più soddisfatta del vertiginoso ampliarsi delle attività produttive, veda nel POSITIVISMO la sua filosofia e nella scienza l'unico strumento capace di liberare tutti dai pregiudizi, dalla miseria, dalla malattia, secondo un programma inarrestabile, desti­nato a raggiungere livelli sempre più alti.

Anche in CAMPO LETTERARIO è possibile riscontrare quelle caratteristiche e quegli orientamenti che abbiamo finora individuato in campo filosofico, cioè: attenzione per i fatti volontà e concretezza di analisi.
Si assiste quindi ad una produzione letteraria che nelle più varie fasi prende i nomi di “Realismo”, “Naturalismo”, “Verismo” (in Italia); ma al di là di queste distinzioni, potremmo usare una definizione più largamente comprensiva e parlare di SCOPERTA DELLA REALTÀ.

Sottolineiamo alcune caratteristiche, che in varia misura, sono presenti in questa produzione (in Francia, in Inghilterra, in Italia):

a) Alle sottili analisi interiori, alle effusioni di complicati e dolen­ti stati d'animo che erano tipici della letteratura romantica e si esprimevano soprattutto nella poesia lirica, subentra ora una rigogliosa produzione di romanzi; si tratta di grandi affreschi di una intera società che viene analizzata e rappresentata in tutti i suoi aspetti e nel complesso intreccio delle varie classi in conflitto fra di loro. Il romanzo come genere letterario non è certo una novi­tà (c'era già stata una certa produzione romanzesca nel '700 in Inghil­terra e in Francia); la novità è invece nell'attenzione che ora l'autore dedica a definire i personaggi nelle loro connotazioni e nelle loro caratteristiche di classe e a studiare comportamenti e sentimenti alla luce della collocazione sociale. I romanzi di BALZAC sono una rappresentazione non di singoli personaggi ma delle varie classi della società francese; FLAUBERT e MAUPASSANT in Francia continueranno su questa strada, mentre DICKENS in Inghilterra mette in evidenza il prezzo di sofferenza e di sfruttamento che l'industrializzazione com­porta, e GOGOL e TUHGHENIEFF in Russia descrivono l'inerzia delle classi dominanti e nel contempo i fermenti di rinnovamento in quella società. Si può concludere, ed è un dato importante, che il romanzo realista, nel suo complesso, proprio quando la società raggiungeva il suo apogeo, ne metteva in luce i limiti, denunziava l'inesorabilità delle leggi economiche che stritolavano i sentimenti, sottolineava l'angustia di certi valori come la produttività, il benessere, il progresso.

b) Diventa ora oggetto di rappresentazione anche la realtà più dimessa e più giornaliera in quanto il NARRATORE REALISTA sente la dignità e la tragicità di ciò che è umile, quotidiano. Mentre l'artista roman­tico amava rappresentare protagonisti eccezionali per intensità di sentimenti e per complicati dissidi interiori, ora invece un insieme di fattori (vicende storiche, posizioni filosofiche ecc.) spinge l’artista a non escludere alcun aspetto della realtà, a rappresentarla nella sua interezza. E così c’è posto per i contadini e per lo spaccapietre di Courbet o per l’avarizia tragica di papà Grandet nell’Eugenia Grandet di Balzac o per la vita anonima di una povera serva in Un cuo­re semplice di Flaubert o per i minatori e gli alcolizzati nei roman­zi di Zolà o per un'umile famiglia di pescatori travolta dalle avversità nei Malavoglia di Verga.

Questa attenzione alla vita quotidiana fa sì che il narratore, ed è quasi una inevitabile conseguenza, circoscriva e limiti il suo campo di rappre­sentazione a ciò che conosce direttamente, che può osservare e studiare da vicino. Ed ecco allora, nella narrativa realistica, l'attenta rappre­sentazione di un ambiente circoscritto nello spazio e nel tempo, coi suoi costumi e la sua atmosfera: ecco la Normandia di Flaubert e Maupassant, la Sicilia di Verga, la Lombardia di De Marchi. È' il cosiddetto “REGIONALISMO” tipico di tanta narrativa realistica dell'ottocento.

IL VERISMO

Il “Verismo” si sviluppa in Italia soprattutto in seguito alla conoscenza delle idee nuove sul romanzo che provengono dalla Francia. In questo paese, infatti, quella tendenza all'analisi concreta e immediata della realtà, ha dato luogo al Romanzo naturalista e lo scrittore ÉMILE ZOLA caposcuola del Naturalismo, affermava che il romanzo è la forma lette­raria più efficace per i tempi moderni, e che essa deve interpretare i fatti umani e sociali con metodo scientifico e fotografare la vita della gente, soprattutto in quelle periferie industriali e operaie dove maggiormente imperversano le malattie, i vizi (alcoolismo e prostituzione) e tare ereditarie. Zola aggiungeva anche che lo scrittore deve osservare un rigido criterio di IMPERSONALITÀ, cioè di estraniamento dalle vicen­de e dalle situazioni rappresentate. Con ciò lo scrittore francese au­spicava UN ROMANZO SCIENTIFICO, uno spaccato di vita descritto col di­stacco del medico quando fa una diagnosi o redige un referto. Il Verismo in Italia è diffuso da LUIGI CAPUANA e GIOVANNI VERGA. Con questi due autori il naturalismo francese subisce adattamenti e modifi­che sia per il diverso atteggiamento di questi autori sia per la situa­zione politica e sociale italiana diversa da quella francese. Della poe­tica naturalistica i veristi italiani rifiutano il criterio della ridu­zione dell'opera letteraria a esercizio di carattere scientifico. Senza riserve, invece, viene accettata la teoria dello Zola dell'IMPERSONALITÀ nell'arte. Lo scrittore deve rappresentare, quasi fotografare, la realtà cosi come essa è, spogliandosi completamente della propria ideologia, delle proprie vedute personali e deve far parlare e agire i personaggi così come parlano e agiscono nella realtà. Sino a quel momento nella tecnica romanzesca gli scrittori (si pensi al MANZONI) hanno alternato parti dialogate a parti espositive o narrative, nelle quali i fatti sono stati esposti dal punto di vista dell'autore, che talora si è anche mes­so in primo piano per giudicare il comportamento dei suoi stessi personaggi. Secondo la nuova poetica dell'Impersonalità nell'Arte, queste intromissioni del narratore non sono più tollerate,in base al criterio che il romanzo deve sembrare «Essersi fatto da sé» (Verga) senza serbare alcun punto di contatto col suo autore. Va ricordato inoltre che i Veristi a differenza dei loro colleghi d'oltralpe si muovevano in una situazione politico-sociale molto diversa. Mentre in Francia il proletariato industriale è organizzato e costituisce una forza politica, (ed i romanzi dello Zola saranno ambientati nelle città e fra il proletariato), in Italia all'indomani dell'Unità d'Italia, il nuovo Regno è sostanzialmente ancora in una fase pre-industriale (la maggioranza dei lavoratori è impiegata nell'agricoltura) con la Questione Meridionale che emerge in tutta la sua drammaticità. Ecco allora che gli scrittori veristi, Capuana e Verga (quest'ultimo in maniera geniale) rappresenteranno le miserie economiche e culturali delle plebi abbandonate a se stesse, i drammi dei primitivi e degli infelici. 



Nessun commento:

Posta un commento