martedì 2 marzo 2010

Eugenio Montale, vita illustrata con il Diario del '71 e del '72

 




RAGIONIERE E CANTANTE. Eugenio Montale nacque a Genova il 12 ottobre del 1896 in una ricca famiglia borghese: suo padre importava prodotti chimici. Si diplomò in ragioneria con difficoltà e senza avervi alcuna attitudine, e studiò canto. Aveva 21 anni nel 1917, quando fu arruolato: a Parma, in un corso per allievi ufficiali, conobbe il critico e poeta Sergio Solmi; combatté a Vallarsa, nel Trentino. Già aveva scritto le prime poesie, e teneva un diario (venne pubblicato nel 1983: Quaderno genovese).

GLI INTELLETTUALI DI GENOVA E DI TORINO. A 24 anni, quando venne congedato, ricominciò a frequentare i letterati che si riunivano presso il Caffé Diana della Galleria Mazzini: Camillo Sbarbaro, Angelo Barile, Adriano Grande, Oscar Saccarotti. Solmi lo introdusse nell’ambiente intellettuale torinese.

A 29 ANNI. A Torino Gobetti pubblicò la prima raccolta di versi di Montale: Ossi di seppia. Nello stesso anno, il 1925, Montale pubblicò sulla rivista di Gobetti Il Baretti il primo di una serie di saggi: “Stile e tradizione” e sulla rivista L’Esame il saggio “Omaggio a Italo Svevo”, con il quale terminava finalmente - a soli tre anni dalla morte - il totale silenzio della critica su quello che era l’unico scrittore italiano di respiro europeo. Nel 1925 Montale firmò anche il manifesto antifascista di Croce.

A Montale i romanzi di Svevo li aveva fatti leggere Bobi Bazlen (1900-1965), intellettuale triestino che ebbe un ruolo importante nella cultura e nell’editoria italiana di primo Novecento attraverso i suoi contatti personali e la sua attività di consulente editoriale.


Lettera a Bobi

A forza di esclusioni
t’era rimasto tanto che tu potevi
stringere tra le mani; e quello era
di chi se n’accorgeva. T’ho seguito
più volte a tua insaputa. Ho percorso
più volte via Cecilia de Rittmeyer
dove avevo incontrato la tua vecchia madre,
constatato de visu il suo terrificante amore.
Del padre era rimasto il piegabaffi e forse
una bibbia evangelica. Ho assaggiato
la pleiade dei tuoi amici, oggetto
dei tuoi esperimenti più o meno falliti
di creare o distruggere felicità coniugali.
Erano i primi tuoi amici, altri
ne seguirono che non ho mai conosciuto.
S’è formata così una tua leggenda
cartacea, inattendibile. Ora dicono
ch’eri un maestro inascoltato, tu
che n’hai avuto troppi a orecchie aperte
e non ne hai diffidato. Confessore
inconfessato non potevi dare
nulla a chi già non fosse sulla tua strada.
A modo tuo hai già vinto anche se hanno perduto
tutto gli ascoltatori. Con questa lettera
che mai tu potrai leggere ti dico
addio e non aufwiedersehen e questo
in una lingua che non amavi, priva
com’è di Stimmung.
(da Diario del ’71 e del ’72)


LA VITA INTELLETTUALE FIORENTINA. Nel 1926 Montale conobbe il poeta e critico americano Ezra Pound (1885-1972): la letteratura anglosassone fu sempre per lui un importante punto di riferimento. Nel 1927 iniziò a lavorare presso l’editore Bernporad a Firenze, dove sarebbe rimasto per venti anni; nel 1929 venne nominato direttore del Gabinetto scientifico-letterario Vieusseux, carica che dovette abbandonare nel 1938 perché privo della tessera del partito fascista. In quegli anni partecipò attivamente alla vita intellettuale fiorentina (conobbe Vittorini, Gadda, Quasimodo, Luzi, Bo, Nello Rosselli e molti altri, collaborò a Solaria, a Letteratura e ad altre riviste, lavorò come traduttore.

LE ISPIRATRICI DI MONTALE. A Firenze conobbe nel 1927 Drusilla tanzi, che più tardi sarebbe diventata sua compagna e moglie (morì nel 1963); e nel 1933 Jrma Brandeis, americana, studiosa di Dante (era ebrea, e nel 1938 fu costretta a causa delle leggi razziali a ritornare in America). Altre donne furono importanti nella sua vita e nella sua poesia e tra queste Anna degli Uberti, conosciuta tra il 1920 e il 1923 durante le vacanze estive passate a Monterosso, in Liguria, dove suo padre aveva costruito una villa.

LA SECONDA RACCOLTA. Nel 1939 pubblicò il volume di versi Le occasioni. Nel 1943 il critico Gianfranco Contini gli fece stampare in Svizzera Finisterre, primo nucleo della raccolta di poesie La bufera e altro (1956).

LA GUERRA E IL DOPOGUERRA. Durante l’occupazione nazista Montale ospitò nella sua casa a Firenze diversi amici costretti alla clandestinità, tra i quali Carlo Levi e Umberto Saba. Dopo la liberazione della città, nel 1945, si iscrisse al Partito d’Azione, che riuniva chi non si riconosceva nella sinistra stalinista, ma guardava a una sinistra liberale di respiro europeo. Appartenne al Comitato per la cultura e l’arte nominato dal Comitato Nazionale di Liberazione. Dopo una grave malattia di sua moglie cominciò a dipingere.

L’ATTIVITÀ GIORNALISTICA. Nel 1948 fu assunto come giornalista dal Corriere della Sera: divideva la stanza con Indro Montanelli. Dal 1955 fu anche critico musicale del Corriere d’informazione. I suoi articoli di critica musicale vennero raccolti in Prime alla Scala (1983); i reportages che aveva scritto come inviato di viaggio in Fuori di casa (1969); gli articoli di costume e altre prose in Auto dafé (1966) e Nel nostro tempo (1972); i saggi letterari in Sulla poesia (1976); le traduzioni poetiche (da Shakespeare, Emily Dickinson, Hopkins, Melville, Thomas Hardy, Maragall, Joyce, Milosz, Yeats, Djuna Barnes, Pound, Eliot, Guillén, Leonie Adams, Dylan Thomas, Kavafis) in Quaderno di tradu­zioni (1948).

LE ALTRE RACCOLTE DI VERSI. Nel 1956 uscì la sua terza raccolta di poesie, La guerra e altro. Nel 1958 pubblicò una raccolta di brevi racconti: Farfalla di Dinard. Alla moglie morta nel 1963 dedicò Xenia, che costituì la prima parte della raccolta Satura, pubblicata nel 1971, quando aveva 75 anni. Altre raccolte di versi pubblicate in seguito furono Diario del ‘71 e del ‘72 (1973), Quaderno di quattro anni (1977), Altri versi (1980).

SENATORE A VITA E NOBEL. Nel 1967 il presidente della repubblica Giuseppe Saragat lo nominò senatore a vita «per aver illustrato la Patria nel campo letterario e artistico». Nel 1975 gli venne conferito il premio Nobel per la letteratura. Passò la vecchiaia a Milano, assistito dalla governante Gina Tiossi, che era con lui già a Firenze. Morì a 85 anni, il 12 settembre 1981.


Per finire

Raccomando ai miei posteri
(se ne saranno) in sede letteraria,
il che resta improbabile, di fare
un bel falò di tutto che riguardi
la mia vita, i miei fatti, i miei nonfatti.
Non sono un Leopardi, lascio poco da ardere
ed è già troppo vivere in percentuale.
Vissi al cinque per cento, non aumentate
la dose. Troppo spesso invece piove sul bagnato
(da Diario del ‘71 e del ‘72)

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