DECADENTISMO IN ITALIA
In Italia, dove la trasformazione economica in
senso capitalistico avvenne in ritardo e in modo repentino, il Decadentismo non
assunse il carattere radicale e dirompente che ebbe nella vicina Francia.
Diversa è soprattutto la concezione della figura del poeta, il quale mantiene
una funzione di guida culturale della società, al contrario di quanto avviene
in Francia, dove si riconosce nell’isolamento la condizione del poeta,
costretto ai margini di una società che non gli permette di vivere. Esemplare è
la figura di D’Annunzio, poeta e letterato, ma anche uomo pubblico e
straordinario precursore della moderna società dello spettacolo, che si
atteggia a vate e condottiero degli spiriti più nobili e arditi della
nazione.D’Annunzio crea il mito di se stesso, l’intellettuale più celebre e
chiacchierato dell’epoca in Italia. Tenne conto con grande tempismo delle
esperienze letterarie straniere contemporanee. La sua poesia divenne in breve
il modello di riferimento (sia in positivo che in negativo) della generazione
di poeti contemporanea e di quella successiva. La sua sensibilità straordinaria
investe il mondo dei sentimenti, quello della natura e quello dell’arte, e la
sua affascinante scrittura, ricca e suggestiva, ne costituisce la più
appropriata traduzione in termini letterari.
I maggiori scrittori decadenti
furono, oltre a D’Annunzio, Pascoli e Fogazzaro. In particolare Pascoli
possiede una sensibilità che gli permette di entrare in contatto con il mondo
che egli canta senza mediazioni razionali o intellettuali, e la sua poesia
rende conto di questa magica sintonia. Lo fa con termini molto precisi, anche
di uso comune, con versi spezzati e interrotti, con una ricerca sul suono che
vuole ridare la suggestione degli oggetti di tutti i giorni e degli ambienti
modesti che sono la base della sua ispirazione.
Quindi la rottura col Positivismo
è già sancita dallo sviluppo delle poetiche decadenti e dall’opera sopra citata
di Pascoli e D’Annunzio, ma c’è da dire che è proprio all’inizio del secolo che
l’offensiva contro la cultura che aveva dominato la scena fino alla seconda
metà dell’Ottocento si fa esplicita e imponente. La nuova mappa dell’uomo
contemporaneo, non più padrone di se stesso e del mondo ma condizionato da
quell’insieme di elementi che Freud, negli stessi anni, veniva definendo come
inconscio, è stata consegnata alla nostra letteratura dall’opera geniale di
Svevo e Pirandello.
GIOVANNI PASCOLI (1855-1912)
Biografia
La poesia di Pascoli è
caratterizzata da una metrica formale con endecasillabi sonetti e terzine
coordinati con grande semplicità. Nonostante la classicità della forma esterna,
Pascoli ha saputo rinnovare la poesia nei suoi contenuti, toccando temi fino ad
allora trascurati dai grandi poeti, capace di far capire nella sua prosa il
piacere delle cose più semplici viste con la sensibilità infantile che ogni
uomo porta dentro di sé.
Pascoli è sempre stato nella vita
un personaggio malinconico, rassegnato alle sofferenze della vita e alle
ingiustizie della società, convinto che la società che predominava in quel
periodo fosse troppo forte per essere vinta. Nonostante ciò seppe conservare un
senso profondo di umanità e di fratellanza.
Giovanni Pascoli nacque il 31
dicembre 1855 a San Mauro di Romagna (provincia di Forlì), quarto di dieci
fratelli.
Il padre Ruggero era
amministratore della tenuta La Torre dei principi di Torlonia. L'ambiente
famigliare, di tipo patriarcale e tradizionalmente legato ai valori della
cultura agreste, gli garantì fino all'età di dodici anni serenità e sicurezza:
poté così frequentare il liceo Raffaello di Urbino, assai rinomato negli stati
pontifici e nella vicina Romagna, regione di antiche tradizioni umanistiche.
Myricae
Il libro Myricae, è una delle
raccolte di poesie più amate del Pascoli. Ed è anche la prima raccolta vera e
propria del Pascoli. Il titolo riprende una citazione di Virgilio all'inizio
della IV Bucolica in cui il poeta latino proclama di innalzare il tono poetico
poiché «non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici». Pascoli invece
propone “quadretti” di vita campestre in cui vengono evidenziati particolari,
colori, luci, suoni i quali hanno natura ignota e misteriosa. Il libro crebbe
per il numero delle poesie in esso raccolte. Nel1891, data della sua prima
edizione, il libro raccoglieva soltanto 22 poesie dedicate alle nozze di amici.
Nel 1903, la raccolta definitiva comprendeva 156 liriche del poeta. I
componimenti sono dedicati al ciclo delle stagioni, al lavoro dei campi e alla
vita contadina. Le myricae, le umili tamerici, diventano un simbolo delle
tematiche del Pascoli ed evocano riflessioni profonde. La descrizione
realistica cela un significato più ampio così che, dal mondo contadino si
arriva poi ad un significato universale. La rappresentazione della vita nei
campi e della condizione contadina è solo all'apparenza il messaggio che il
poeta vuole trasmettere con le sue opere. In realtà questa frettolosa
interpretazione della poetica pascoliana fa da scenario a stati d'animo come
inquietudini ed emozioni. Il significato delle Myricae va quindi oltre
l'apparenza. Nell'edizione del 1897 compare la poesia “Novembre”, mentre nelle
successive compariranno anche altri componimenti come “L'Assiuolo”. Pascoli ha
dedicato questa raccolta alla memoria di suo padre «A Ruggero Pascoli, mio
padre».
I primi componimenti occasionali
Al periodo degli studi liceali
risalgono alcuni componimenti d'occasione, in versi, che vanno visti alla luce
delle esercitazioni retoriche in uso a quel tempo negli istituti religiosi. Ma
sicuramente la fantasia di Pascoli cominciava già a elaborare, a livelli
profondi, tutte quelle impressioni sentimentali e ambientali che le tragedie
famigliari avevano scaricato su di lui..
Il punto di rottura
Il punto di rottura avvenne con
la detenzione nel carcere di Bologna, in seguito a una retata della polizia tra
i socialisti che avevano organizzato una manifestazione contro il governo per
la condanna dell'anarchico Filippo Passanante. L'isolamento forzato - dopo la
goliardica esperienza dell'università e dell'impegno politico nei movimenti
della sinistra - lo costrinse forse a riflettere su di sé. È da qui che
cominciò quella che la critica storica ha registrato come la regressione
infantile di Pascoli.
La morte del padre
Il 10 agosto del 1867 il padre
Ruggero venne assassinato con una fucilata mentre tornava a casa da Cesena. Le
ragioni e gli autori del delitto rimasero per sempre oscuri, almeno
ufficialmente. Ma il trauma lasciò segni profondi nella vita di Giovanni. La
famiglia cominciò dapprima a perdere il proprio status economico e poi a subire
una serie impressionante di altri lutti, disgregandosi: costretti a lasciare la
tenuta, l'anno successivo morirono la madre e la sorella Margherita, nel '71 il
fratello Luigi e nel '76 il fratello maggiore Giacomo, che aveva tentato di
ricostituire il nucleo famigliare. Pascoli dovette lasciare il liceo di Urbino,
ma poté continuare gli studi a Firenze grazie all'interessamento di un suo
professore.
La formazione letteraria
La fase cruciale della formazione
letteraria di Pascoli va fatta risalire ai nove anni trascorsi a Bologna come
studente alla Facoltà di Lettere (1873 - 1882). Allievo di Carducci, Pascoli
visse nella cerchia ristretta dell'ambiente creatosi attorno al grande poeta
gli anni più movimentati della sua vita.
Qui, protetto comunque dalla
naturale dipendenza tra maestro e allievo, Pascoli non ebbe bisogno di alzare
barriere nei confronti della realtà, dovendo limitarsi a seguire gli indirizzi
e i modelli del suo corso di studi: i classici, la filologia, la letteratura
italiana.
Nel '75 perse la borsa di studio
e con essa l'unico mezzo di sostentamento su cui poteva contare. La
frustrazione e i disagi materiali lo spinsero verso il movimento socialista in
quella che fu l'unica breve parentesi politica della sua vita. Nel 1879 venne
arrestato e assolto dopo tre mesi di carcere; l'ulteriore senso di ingiustizia
e la delusione lo riportarono nell'alveo d'ordine del maestro Carducci e al
compimento degli studi con una tesi sul poeta Poesia greca Alceo.
L’atteggiamento positivista
Era un atteggiamento positivista
“romanticheggiante” che tendeva a vedere nella natura l'aspetto pre-cosciente
del mondo umano.
Coerentemente con questi
interessi, vi fu anche quello per la cosiddetta “filosofia dell'inconscio” del
tedesco Eduard von Hartmann, l'opera che aprì quella linea di interpretazione
della psicologia in senso anti-meccanicistico che sfociò nella psicanalisi
freudiana.
L’interesse per il mondo
dell’infanzia
È evidente in queste letture -
come in quella successiva dell'opera dell'inglese James Sully sulla “psicologia
dei bambini” - un'attrazione di Pascoli verso il “mondo piccolo” dei fenomeni
naturali e psicologicamente elementari che tanto fortemente caratterizzò tutta
la sua poesia. E non solo la sua.
Per tutto l'Ottocento la cultura
europea aveva coltivato un particolare culto per il mondo dell'infanzia,
dapprima in un senso pedagogico e culturale più generico, poi, verso la fine
del secolo, con un più accentuato intendimento psicologico.
I Romantici avevano paragonato,
sulla scia di Vico e di Rousseau, l'infanzia allo stato primordiale “di natura”
dell'umanità, inteso come una sorta di età dell'oro.
Verso gli anni '80 si cominciò
invece ad analizzare in modo più realistico e scientifico la psicologia
dell'infanzia, portando l'attenzione sul bambino come individuo in sé,
caratterizzato da una propria realtà di riferimento.
La letteratura per l'infanzia
aveva prodotto in meno di un secolo una quantità considerevole di libri che
costituirono la vera letteratura di massa fino alla fine dell'Ottocento.
La poetica del fanciullino
Tutto questo ci serve a
ricondurre, naturalmente, la teoria pascoliana della poesia come intuizione
pura e ingenua, espressa nella poetica del “Fanciullino”, ai riflessi di un
vasto ambiente culturale europeo che era assolutamente maturo per accogliere la
sua proposta. In questo senso non si può parlare di una vera novità, quanto
piuttosto della sensibilità con cui egli seppe cogliere un gusto diffuso e un
interesse già educato, traducendoli in quella grande poesia che all'Italia
mancava dall'epoca di Leopardi.
La poesia come “mondo” che
protegge dal mondo
Dopo la laurea conseguita a
Bologna nel 1882 ebbe inizio la sua carriera di professore di latino e greco
nei licei di Matera e di Massa. Qui volle vicino a sé le due sorelle minori Ida
e Maria, con le quali tentò di ricostituire il primitivo nucleo famigliare. Dal
'87 al '95 insegnò a Livorno.
Intanto iniziava la
collaborazione con la rivista «Vita nuova», su cui uscirono le prime poesie di
Myricae (la raccolta continuò a rinnovarsi in cinque edizioni fino al 1900).
Vinse inoltre per ben tredici
volte di seguito la medaglia d'oro al concorso di poesia latina di Amsterdam,
col poemetto Veianus e coi successivi Carmina. Nel '94 fu chiamato a Roma per
collaborare col Ministero della pubblica istruzione; nella capitale pubblicò la
prima versione dei Poemi conviviali (Gog e Magog).
Il poeta e il fanciullino
Uno dei tratti salienti per i
quali Pascoli è passato alla storia della letteratura è la cosiddetta poetica
del fanciullino, da egli stesso così bene esplicitata appunto nello scritto
omonimo apparso sulla rivista Il Marzocco nel 1897.
In tale scritto, Pascoli dà una
definizione assolutamente compiuta - almeno secondo il suo punto di vista -
della poesia, vista come la perenne capacità di stupirsi tipica del mondo
infantile, in una disposizione irrazionale che permane nell'uomo anche quando
questi si è ormai allontanato, almeno cronologicamente, dall'infanzia
propriamente intesa. Poesia quindi non come ragione o, peggio, come semplice
logos, ma come possibilità di attribuire significati alle cose che ci
circondano, viste da un punto di vista assolutamente soggettivo.
Pascoli fu anche commentatore e
critico dell'opera di Dante e diresse inoltre la collana editoriale “Biblioteca
dei popoli”.
GABRIELE D’ANNUNZIO (1863-1938)
La vita
Nasce a Pescara nel 1863 da una
famiglia medio-borghese. Studia al collegio “Cicognini” di Prato, una dei più
prestigiosi d’Italia, quindi si stabilisce a Roma, dove si iscrive alla facoltà
di Lettere, senza però completare gli studi. Appena sedicenne pubblica un libro
di poesie intitolato Primo vere, ispirato decisamente al Carducci. A Roma
inizia, per il poeta, una più brillante avventura, letteraria e, insieme,
umana. Il periodo romano è caratterizzato dalla frequentazione dei salotti,
diviene cronista mondano dell’aristocrazia della capitale e si immerge in una
vita d’esteta, protesa, fra amori e avventure, alla ricerca di piaceri
raffinati. Vaste ma non profonde sono, in questo periodo, le sue esperienze di
cultura. Legge soprattutto i poeti del Decadentismo europeo, di cui assorbe i
motivi di sensibilità più raffinata. Nel 1882 viene pubblicato il secondo libro
di poesie, Canto Novo, che arricchiva il linguaggio carducciano, già utilizzato
per la raccolta d’esordio, di una solare e corporea vitalità. Qualche anno dopo
pubblica un romanzo che ha un notevolissimo successo: Il piacere.
D’Annunzio cerca di trasferire il
suo gusto estetizzante anche nella vita, coltivando l’eleganza e indulgendo al
gesto clamoroso. Adora circondarsi di raffinate opere d’arte e conduce una vita
dispendiosa che lo porta a indebitarsi. Proprio per sfuggire ai debiti si
trasferisce nel 1891 a Napoli, dove rimane fino al ’94. Le raccolte poetiche
maggiori sono del 1903: con i primi tre libri, Maia, Elettra, Alcyone si
sarebbero misurati i poeti italiani delle successive generazioni. Ad Alcyone appartengono
le famose liriche “La sera fiesolana” e “La pioggia nel pineto”, dove viene
ripreso il tema, già preannunciato nel Canto Novo, dell’immedesimazione del
poeta con la natura. Fino dalla fine dell’Ottocento comincia a registrare
appunti e ricordi, costituendo così la base per le prose raccolte nelle Faville
del maglio. Tornato in Italia, dopo un viaggio all’estero, nel 1915, tiene
violenti discorsi a favore dell’intervento in guerra e si impegna personalmente
in ardite azioni belliche. Dal 1921 fino alla morte vive sul lago di Garda, a
villa Cargnacco.
La poetica
La poetica e la poesia del
D’Annunzio sono l’espressione più appariscente del Decadentismo italiano. Dei
poeti decadenti europei egli accoglie modi e forme, senza però approfondirne
l’intima problematica, ma usandoli come elementi decorativi della sua arte
fastosa e composita. Aderisce soprattutto alla tendenza irrazionalistica e al
misticismo estetico del Decadentismo, collegandoli alla propria ispirazione
narrativa, naturalistica e sensuale. Egli rigetta la ragione come strumento di
conoscenza per abbandonarsi alle suggestioni del senso e dell’istinto; spesso
vede nell’erotismo e nella sensualità il mezzo per attingere la vita profonda e
segreta dell’io. Egli cerca una fusione dei sensi e dell’animo con le forze
della vita, accogliendo in sé e rivivendo l’esistenza molteplice della natura,
con piena adesione fisica, prima ancora che spirituale. È questo il “panismo
dannunziano”, quel sentimento di unione con il tutto, che ritroviamo in tutte
le poesie più belle di D’Annunzio, in cui riesce ad aderire con tutti i sensi e
con tutta la sua vitalità alla natura, s’immerge in essa e si confonde con
questa stessa. La poesia diviene quindi scoperta intuitiva; la parola del
poeta, modulata in un verso privo di ogni significato logico, ridotta a pura
musica evocativa, coglie quest’armonia e la esprime continuando e completando
l’opera della natura. La sua vocazione poetica si muta poi in esibizionismo e
la poesia vuol diventare atto vitale supremo, una sorta di moralità alla
rovescia, estremamente individualistica e irrazionale. Abbiamo allora
l’esaltazione del falso primitivo, dell’erotismo o quella sfrenata del proprio
io, indicata nei due aspetti dell’estetismo e del superomismo. L’estetismo è in
definitiva il culto del bello, in pratica vivere la propria vita come se fosse
un’opera d’arte, o al contrario vivere l’arte come fosse vita.
Quest’atteggiamento, preso dal Decadentismo francese, è molto consono,
corrispondente cioè alla personalità del poeta. Quindi l’esteta si limita a
realizzare l’arte, ricercando sempre la bellezza; ogni suo gesto deve
distinguersi dalla normalità, dalle masse. Di conseguenza vengono meno i
principi sociali e morali che legano al contrario gli altri uomini. A
differenza di questo il superuomo assomiglia all’esteta, ma si distingue per il
suo desiderio di agire. Il superuomo considera che la civiltà è un dono dei
pochi ai tanti e per questo motivo si vuole elevare al di sopra della massa; è
l’esteta attivo, che cerca di realizzare la sua superiorità a danno delle
persone comuni.
A mio vita hè bella grazia à voi, Mein Helfer. Signore Ghjesù in a mo vita cum'è una lumera di candela in a bughjura. Avete dimostratu u significatu di a fede cù e vostre parolle. Sapemu chì ancu quandu chjene tuttu u ghjornu pensendu à cumu ricuverà, ùn era micca dormu, avete caru à mè. Iu cuntattenu in u centru d'herbalarii Dr Itua, chì stava in Africa Afrique. Un amicu meu in Hamburg hè ancu da l'Africa. Ella m'hà parlatu di l'erbe africana, ma ùn era nervu. Sò assai teme à u circondu in l'Àfrica perchè intesu assai affari terribbili per elli da u mo cristianu. Dieu per a direzzione, piglià un passu veru è cuntattate cun ellu in l'email è andà dopu traschate à WhatsApp, m'hà dumandatu sè ùn vi puderà trattamentu o vogliu un mandamentu, li disse à quandu vulia sapè cumu compru u bigliettu in 2 viaghji à l'Africa Per meetu Dr. Itua, ch'e aghju andà è ùn era persone di i persone ch'e aghju vistu. Patente, malati. Itua hè un Dieu mandatu à u mondu, aghju dettu à u mo pastoru ciò ch'e aghju fattu, u Pastor Bill Scheer. Avemu una battaglia veramente bellissima cù Spirit e Flesh. Adorazione chì a stessa nuttata. Ellu pricava per mè è m'hà dumandatu di guidà. Passava 2 settimane è 2 ghjorni in Africa à Dr Itua Herbal Home. Dopu u trattamentu, mi dumandava di scuntrà à a so infermiera per a prova di VIH quandu l'aghju fattu. Hè negativu, aghju dumandatu à u mo amicu per piglià à un altru hospitalu vicinu à l'aghju ghjunsenu, era negativu. Eppuru era bianchissima cù u risultatu, ma cuntentu d'entra di mè. Partìimu cun Dr. Itua, aghju aghju aghju però vi spiegà chì ùn aghju micca bè cumu per vede ellu a mo apprizziamentu, perchè capisce a mo situazione, ma prumminciu chì ellu tistimunarà da a so bè travagliu. Perchè Diu per u mo amicu amicu, Emma, sò chì sapemu puderà leghje questu ora, vogliu ringraziarli. E assai grazie à u Dr. Itua Herbal Centre. Dà i so calendariu chì aghju pututu u mo muro in casa. Dr. Itua pò ancu guariscenu e seguenti malati ... Cancer, HIV, Herpes, Hepatitis B, Etenimentu Inflamatoriu, Diabetes, Cansu Umorru, Kardetturali, Cansi tas-Sider, Kanċer tar-Rijansi, Leukemia, Lun, Fribroid, Infertility, Parkinson's, Inflammatory malatia di l'intestione, Fibromialia, ripigelu l'ex. Pudete cuntattà per email o appressu, @ .. drituaherbalcenter@gmail.com, numiru telefònicu .. + 2348149277967 .. Hè un bon mèdic, parle cun ellu amate. Sò sicuru chì ellu ancu esse intesu.
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