domenica 28 giugno 2015

Claudio Di Scalzo: “Tra due litiganti il terzo implode” - Brevi note sullo scontro tra favorevoli e contrari alla legge sulla “Buona scuola”. Con riferimenti ai bisogni degli studenti, esami compresi.





Claudio Di Scalzo

 “Tra due litiganti il terzo implode” 
Note sullo scontro tra favorevoli e contrari 
alla legge sulla “Buona scuola”. 
Con riferimenti ai bisogni degli studenti, esami compresi.

Mi sono concesso una variante al celebre proverbio “tra due litiganti il terzo gode". Virandola nell’amaro: "Tra due litiganti il terzo implode". Perché il rischio in questi mesi di contrapposizioni (e io non apprezzo questa nuova legge) è che gli studenti non vedano trattata la questione fondamentale, e cioè come debba, nel presente di questa società, in cui sono  cambiati gli stili di vita con il dominio di una tecnica telematica quotidiana, svolgersi l’apprendimento, su cosa conoscere e come misurarlo, compresa la valutazione finale del percorso formativo: che poi avviene all’Esame di Stato.

In ciò mi viene in aiuto l’articolo oggi (28 giugno 2015) sul supplemento “La Lettura” del Corriere della Sera dove lo scrittore Paolo Giordano scrive:
(…) non si è discusso affatto di ciò che bisognerebbe insegnare, di come insegnarlo e, soprattutto, di come sono cambiati coloro ai quali l’insegnamento è rivolto. Chi sono gli adolescenti di oggi? Quali bisogni hanno? Come funziona il loro apprendimento? I programmi ministeriali e i criteri di valutazione sono sintonizzati con la realtà tecnologica, multiculturale, priva di gerarchie standard e sottilmente perversa nella quale vivono? Ma almeno su queste domande, il governo e il fronte a muso duro degli insegnanti sono apparsi solidali: non sono questioni urgenti. (...)

A considerare attentamente gli interrogativi di Paolo Giordano essi sono simili a quelli da me espressi in questo giugno nei post sullo Storytelling pubblicati nel Manuale Tellus. Post prodotti dal mio partecipare anche alla maturità, agli esami. Ma già in anni e mesi precedenti di ciò ho parlato e scritto. Anche all’interno della scuola. Su come re-inventare programmi d’insegnamento a partire dai nuovi stili cognitivi dei giovani e dalle diverse intelligenze che possiedono. Compresa la visuale e la tecnologica! Perché ogni inizio anno scolastico con la programmazione didattica ed educativa, e sia nel finale del processo formativo con gli esami di stato, ciò mi muove a riflessioni e considerazioni e a formulare proposte. Tipo la speranza che la commissione d'esame in futuro sia tutta interna, che cambi la misurazione del colloquio con prove oggettive, e aggiungo che le materie nel triennio diminuiscano. Diventando alcune facoltative. Come in altre scuole europee.

Sostenere queste posizioni (In "Si può raccontare la scuola...), non militare in uno dei campi contrapposti perpetuamente, spero non presti il fianco alla solita affermazione sul mio possibile individualismo. Chi insegna non deve mai smettere di cercare le sorgenti, mutevoli, del Nilo della Sapienza. Rendendosi indipendente da ogni ideologismo preconfezionato per praticare un riformismo dal basso concreto e lungimirante. 


Nessun commento:

Posta un commento