Claudio Di Scalzo
“Tra due litiganti il terzo implode”
Note sullo scontro tra favorevoli e contrari
alla legge sulla “Buona
scuola”.
Con riferimenti ai bisogni degli studenti, esami compresi.
Mi sono concesso una variante al
celebre proverbio “tra due litiganti il terzo gode". Virandola nell’amaro: "Tra due litiganti il terzo implode". Perché
il rischio in questi mesi di contrapposizioni (e io non apprezzo questa nuova
legge) è che gli studenti non vedano trattata la questione fondamentale, e cioè
come debba, nel presente di questa società, in cui sono cambiati gli stili di vita con il dominio di
una tecnica telematica quotidiana, svolgersi l’apprendimento, su cosa conoscere e come misurarlo, compresa la valutazione finale del percorso
formativo: che poi avviene all’Esame di Stato.
In ciò mi viene in aiuto
l’articolo oggi (28 giugno 2015) sul supplemento “La Lettura” del Corriere
della Sera dove lo scrittore Paolo Giordano scrive:
(…) non si è discusso affatto di
ciò che bisognerebbe insegnare, di come insegnarlo e, soprattutto, di come sono
cambiati coloro ai quali l’insegnamento è rivolto. Chi sono gli adolescenti di
oggi? Quali bisogni hanno? Come funziona il loro apprendimento? I programmi
ministeriali e i criteri di valutazione sono sintonizzati con la realtà
tecnologica, multiculturale, priva di gerarchie standard e sottilmente perversa
nella quale vivono? Ma almeno su queste domande, il governo e il fronte a muso
duro degli insegnanti sono apparsi solidali: non sono questioni urgenti. (...)
A considerare attentamente gli
interrogativi di Paolo Giordano essi sono simili a quelli da me espressi in
questo giugno nei post sullo Storytelling pubblicati nel Manuale Tellus. Post
prodotti dal mio partecipare anche alla maturità, agli esami. Ma già in anni e
mesi precedenti di ciò ho parlato e scritto. Anche all’interno della scuola. Su
come re-inventare programmi d’insegnamento a partire dai nuovi stili cognitivi
dei giovani e dalle diverse intelligenze che possiedono. Compresa la
visuale e la tecnologica! Perché ogni inizio anno scolastico con la programmazione
didattica ed educativa, e sia nel finale del processo formativo con gli esami di stato, ciò mi
muove a riflessioni e considerazioni e a formulare proposte. Tipo la speranza
che la commissione d'esame in futuro sia tutta interna, che cambi la misurazione del
colloquio con prove oggettive, e aggiungo che le materie nel triennio
diminuiscano. Diventando alcune facoltative. Come in altre scuole europee.
Sostenere queste posizioni (In "Si può raccontare la scuola...), non
militare in uno dei campi contrapposti perpetuamente, spero non presti il
fianco alla solita affermazione sul mio possibile individualismo. Chi insegna non deve mai smettere di cercare le sorgenti, mutevoli, del
Nilo della Sapienza. Rendendosi indipendente da ogni ideologismo
preconfezionato per praticare un riformismo dal basso concreto e lungimirante.
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