JEAN FRANÇOIS MILLET
(1814 - 1875)
a cura di CDS
Nato a Grucky in Normandia,
figlio di contadini, si dedica presto alla pittura, dapprima a Cherbourg poi
nella capitale francese (dal 1837); a Parigi è allievo di Delaroche, ma
irritato per il sostegno non ricevuto da questo nella domanda per l'Accademia francese
di Roma, abbandona il maestro e i suoi insegnamenti, dedicandosi all'autonomo
approfondimento delle opere dei pittori Daumier, Delacroix, Courbet. Espone al
Salon fin dal 1842; le sue prime opere, ispirate a scene pastorali o
mitologiche, oppure a soggetti storici e
legate al gusto settecentesco, e in particolare ai dipinti di Fragonard, non
incontrano grande successo (Dafni e Cloe, Offerta a Pan, Edipo). Fra il 1845 e
il 1848 questi temi tendono a scomparire dal repertorio pittorico di Millet, che
si dedica con sempre maggiore impegno alla rappresentazione di scene di genere,
alla descrizione di ambienti di vita contadina. Così al Salon del 1847, accanto
alla Cattività degli ebrei a Babilonia, espone Il vagliatore, opera che
riproduce un umile contadino, con sinceri accenti di emotiva partecipazione
alla vita delle classi sociali meno agiate. Entrato in contatto con i pittori
della scuola di Barbizon (che intendono
rinnovare l'accademismo dominante attraverso quel realismo del mondo della
natura che secondo loro solo la pittura di paesaggio è in grado di rappresentare), diventato repubblicano in
occasione del moti del 1848, Millet finirà con l'esaltare nei suoi quadri le
dure condizioni del lavoro contadino e col riprodurre le stentate condizioni di
vita del proletariato agricolo.
Nel 1849 l'artista si ritira
definitivamente a Barbizon, dove rimarrà fino alla morte, avvenuta nel 1875;
qui dipinge II seminatore (del 1851, ora al Boston, Museum of Fine Arts), II
pasto dei mietitori (1851), Le spigolatrici (1857, Parigi, Museo d’Orsay),
opere nelle quali è messo in evidenza il lato eroico della dura vita contadina
non senza sfumature dal tono predicativo. L'iconografìa esaltativa della vita
dei campi si arricchisce con le successive opere: L'Angelus (del 1859, Parigi,
Museo d’Orsay), La nascita di un vitello (del 1861), L'uomo con la zappa (del
1862-‘63), quest'ultimo destinato a diventare un emblema del socialismo
ottocentesco. Millet è sempre più conosciuto e acquista fama crescente: partecipa
all'Esposizione Universale del 1866 con un cospicuo gruppo di opere che gli
assicurano grande popolarità.
Accanto ai dipinti che lo rendono più famoso,
l’artista produce una serie di disegni a carboncino, a matita, a pastello,
(Primule, 1868, Boston, Museum of Fine Arts, La primavera, 1868-73, Parigi,
Museo d’Orsay), i quali rilevano il suo meraviglioso senso della linea. Ma di
là degli intenti polemici o educativi del suo stile, incentrato su un profondo
interesse per le condizioni di vita della povera gente, derivatogli da Daumier,
e su di un amore per la rappresentazione della realtà, acquisito da Courbet,...
resta in Millet un notevole talento per le luminescenze e le ombre, per i
giochi di luce negli aperti orizzonti della campagna francese. “Le figure
individuate come valori di masse, senza inutili particolari descrittivi”,
scrive Giulio Carlo Argan, “sono intimamente fuse con le grandi luci del
paesaggio e molto spesso l’altezza lirica delle opere d’arte è superiore a ogni
programma o affermazione politica e sociale”. (1995)
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