Fascismo e Resistenza in Valchiavenna e Valtellina
DALL’UNITÀ D’ITALIA ALL’AVVENTO DEL FASCISMO. La situazione
politica delle due valli, Valchiavenna e Valtellina, rispecchia quella
nazionale; anche se con i propri caratteri tipici montani, avendo in maggior
parte una popolazione contadina con insediamento abitativo sparso, senza un
grosso centro urbano di riferimento. Dopo il censimento del 1861 Sondrio
contava circa 3500 anime, mentre Chiavenna aveva un insieme più vivace, grazie
all’antica tradizione commerciale ed anche alla consistente presenza di industrie.
Ricordiamo che a Chiavenna nel 1861 nasce la prima Società Operaia della
provincia, che portò nell’ultimo decennio del secolo un indirizzo socialista.
I socialisti, quasi tutti laureatisi all’università di
Pavia, ebbero maggior peso politico nel novecento, confrontandosi con i
cattolici sul piano amministrativo, sindacale e cooperativo. Mentre rimaneva
sempre forte l’influsso che il clero aveva sulla popolazione agricola.
Dopo aver dato un notevole contribuito di caduti alla Prima
Guerra mondiale, la provincia vide crescere sempre più il Partito Popolare, che
si alimentava grazie alle origini cattoliche e sosteneva la piccola proprietà
contadina. Dalle elezioni del ’19 a quella del ’21 il Partito Popolare passò
dal 40% al 49%, mentre i socialisti continuavano a perdere sostenitori, grazie
anche al nuovo Partito comunista nato in Italia.
Con le elezioni del ’24 il Blocco nazionale perse un buon 6%
nonostante l’apporto fascista, infatti fu eletto il candidato popolare Merizzi
Giovanni contro le volontà liberali-fasciste.
L’ANTIFASCISMO PRIMA DEL ‘43
L’anno successivo alla marcia su Roma, in occasione del 1°
maggio, i lavoratori manifestarono la volontà di celebrare la festa
internazionale. A Sondrio furono esposte bandiere rosse mentre a Chiavenna,
poiché vietata la vendita di garofani rossi, i lavoratori infilarono
all’occhiello un ravanello. Nel ’26 il Partito Comunista organizzo a Sondrio un
congresso in preparazione a quello nazionale ( Congresso di Lione ). E proprio
a Sondrio, l’anno successivo, furono arrestati nove antifascisti, di cui il comunista
Ezio Parolo che morì in carcere in seguito ai pestaggi subiti, mentre cinque
dei nove dovettero scontare dai tre ai cinque anni, con condanna di
“ricostituzione del Partito Comunista e propaganda sovversiva”. Anche nel ’30
ci furono altri arresti per la stessa condanna, come il noto antifascista della
Valchiavenna Giulio Chiarelli, a cui venne inflitta la maggior pena di 12 anni.
A Chiavenna fu anche incendiata la sede della Società Operaia, punto di
riferimento per gli oppositori al regime con dirigente socialista locale Tullio
Pench, che venne aggredito e bastonato da una squadriglia venuta dal Lario
apposta. Atti simili a questi furono subiti da personalità antifasciste come il
sindaco socialista Giovanni Reboa o come il segretario locale della sezione
socialista Febo Zanon. Tra gli esiliati ricordiamo anche esponenti del clero
come don Carlo Scacchi parroco di Chiavenna. Il
clero sia prima che dopo il ’43 diede un grande contributo alla
Resistenza con 19 parroci arrestati, 2 deportati in Germania, 10 espatriati in
Svizzera per sfuggire all’arresto e tre cappellani nelle formazioni partigiane.
Nelle famiglie l’antifascismo maturò dopo la chiamata alle armi e dopo i vari
lutti familiari, ricordiamo che nella sola campagna in Russia ci furono 1235
tra caduti e dispersi su 150 000 abitanti della provincia.
DAL 25 LUGLIO ALL’INVERNO DEL ‘43
Il 25 luglio mentre la popolazione festeggiava la caduta del
regime, nel capoluogo della provincia, a Sondrio, un gruppo di antifascisti si
riunì nelle abitazioni di personaggi molto noti nelle nostre valli, come il
notaio Lavizzari e i fratelli Ponti, con l’intento di dar vita ad un comitato
clandestino, che poi diede vita al C.L.N. locale.
Nel mese e mezzo del governo Badoglio il gruppo si trovò
diviso tra chi credeva prossima la fine del conflitto e chi propendeva per
l’organizzazione della difesa armata sul nostro territorio. Perciò l’armistizio
dell’8 settembre giunse improvviso entro una situazione ancora fluida, mentre
nella zona transitavano e sostavano i perseguitati politici in fuga verso la
Svizzera.
In casa Ponti fu steso un manifesto che invitava i
valligiani ad opporre resistenza nei confronti del nemico, attraverso
battaglioni volontari agli ordini dell’autorità militare. Questi manifesti
furono affissi per tutta la cittadina di Sondrio contro la volontà del questore
Pirrone; nello stesso giorno 9 settembre fu costituito il fascio repubblicano.
Una settimana dopo l’intera provincia era stata occupata dai tedeschi.
Durante gli ultimi mesi del ’43 non vi fu una grande
resistenza organizzata, si può parlare di piccoli gruppi di ex-militari e
giovani ostili alla leva che con colpi di mano si procuravano armi pronti alle
azioni future. Come in Val Gerola guidati dall’ex ufficiale Giuseppe Vaninetti
o come sui monti di Buglio con a capo Ambrogio Gonfalonieri (detto il Biondo).
Ma da poco a li vennero fatti rastrellamenti su molti monti da parte dei
tedeschi che riuscirono a fermare molti partigiani. Uno dei più violenti
rastrellamenti venne realizzato In alta Val Gerola dove uno degli squadroni più
dinamici, detto “banda Spartaco” si difese utilizzando gli schemi garibaldini
nella lotta partigiana.
ORGANIZZAZIONE DELLE FORZE PARTIGIANE NELLA PRIMAVERA-ESTATE
DEL ‘44
Nell’inverno fra il ’43-’44 ci furono penetrazioni nella
cospirazioni clandestine da parte nazifascista, così ci furono molti arresti di
antifascisti. In questo periodo i partigiani si erano dati una sosta invernale
dovuta al freddo e alla difficoltà nel procurarsi armi e cibo. Per riuscire a nutrirsi
senza farsi bloccare, i partigiani fecero molte incursioni nei casolari montani
e in nei crotti valligiani, a volte anche contro la volontà dei proprietari,
per sottrarre quel poco che i contadini riuscivano a produrre, ma non furono i
soli perché anche i militari tedeschi non fecero complimenti nello strappare
alla povera gente le uniche risorse alimentari.
La resistenza si rafforzava sempre più di uomini e armi,
dopo la chiamata delle classi 1922 e ’23 e di uomini maturi che volevano
sottrarsi al reclutamento forzato di manodopera.
Anche in Valchiavenna si formarono piccoli gruppi apolitici
prima guidati da Porcheria e poi dal socialista Zanon, questi come in
Valtellina puntavano al raggiungimento di una grande offensiva, caratterizzata
da attacchi frequenti e simultanei, così da impegnare la maggiore quantità di
forze del nemico.
Dopo la liberazione di Roma ( 4 giugno 1944 ) e lo sbarco
alleato in Normandia ( 6 giugno ), il popolo era in aspettativa e il 9 giugno
venne sostituito il Comitato militare del C.L.N. con il Corpo Volontari della
libertà. Le operazioni partigiane cominciarono a dare buoni esiti, assaltando
treni, caserme e automezzi fino ad arrivare alla liberazione del paese di
Buglio sul versante retico, cacciando i tedeschi e gestendo la zona
distribuendo prodotti di qualsiasi genere alla popolazione ormai stremata.
Ma tedeschi e fascisti volendo tenere il controllo del
passaggio con la Svizzera, intervenne con un violento attacco per spezzare sul
nascere il formarsi di un pericoloso cuneo partigiano, nella battaglia furono
uccisi 9 partigiani contro una settantina di “cosacchi” nemici; ma anche la
zona soprattutto nei dintorni di Buglio
rimase lesa: case distrutte e incendiate.
Nell’inverno fra ’44 e ’45 i rastrellamenti nemici furono notevoli
e i diversi gruppi partigiani si sgualcivano sempre più in Valchiavenna
rimasero una sola ventina di partigiani e così per tutta la provincia; i
dissesti erano enormi: villaggi saccheggiati, deturpati, incendiati e rasi
ormai al suolo.
DALLA PRIMAVERA DEL ’45 ALLA LIBERAZIONE
Ormai maggior parte dell’ Italia era stata libera, dopo lo
sbarco degli alleati in Sicilia,risalendo la penisola mediterranea. Una delle
ultime zone furono proprio le due valli formanti la provincia sondriese.
Dopo molti tentativi di lanci d’armi, gli alleati riuscirono
ad effettuare dei lanci di armi e una cinquantina di soldati americani nei
pressi di Livigno; e grazie all’aiuto dei partigiani occuparono anche se
periodicamente i paesi dell’alta Valtellina.
Nello stesso periodo, in Valchiavenna, la 90esima divisione
Zampiero, dopo numero azioni di sabotaggio, attaccò il presidio tedesco di
Campodolcino, riuscendo a liberare tutta la valle di S. Giacomo e con ciò a
tenere sotto controllo la strada dello Spluga. La stessa divisione riusciva,
contemporaneamente, a tenere il blocco e il controllo, impedendo l’entrata in
Valtellina dal lago di Como. Così unendo tutte le brigate della Valchiavenna (
52esima “Clerici”, 90esima “Zampiero”, e la “Falco”) e i partigiani scappati in
Svizzera per sfuggire ai rastrellamenti, si formò la divisione “Spluga”.
Tra il 10 e il 20 aprile ci fu un afflusso dei reparti
tedeschi e fascisti per tenere sgombre le vie di ritirata. Qualche giorno prima
era giunto Alessandro Tavolini (segretario del P.F.R.) per attuare il progetto
dell’estrema difesa delle forze fasciste. In una lettera a Mussolini egli
assicurava di poter compiere un’azione di “ripulita in tutta la provincia di
Sondrio entro il 30 aprile”.
Tutta la provincia in una confusione totale dove i nemici
sembravano avere il sopravvento, fucilando molti partigiani e devastando i
paesi dove passavano. Anche la Valchiavenna fu sottoposta a rastrellamenti
intensi dal 13 e il 20 aprile, per rendere transitabile la via dello Spluga. A
Chiavenna i nazifascismi resistettero ingaggiando una terribile battaglia con
le forze garibaldine, fino alla resa nella sera del 27 aprile, firmata il 28 a
Morbegno (sede del comando garibaldino) dalla colonna tedesca Fallmeyer,
intercettata il giorno prima a Dongo dove furono arrestati Mussolini, in fuga
verso la Svizzera, e i gerarchi fascisti. Ma per liberare tutta la provincia si
arrivò al 3 maggio dove l’ultimo paese quello dello Stelvio venne sanato dai
nazi-fascisti.
INFORMAZIONI SUL CANTO PARTIGIANO
Bella Ciao è una delle canzoni più conosciute della
Resistenza italiana. Se ne conoscono diverse varianti, ma questa sembra la più
comune:
Questa mattina mi son svegliato
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
questa mattina mi son svegliato
e ho trovato l'invasor.
Oh partigiano, portami via
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
oh partigiano, portami via,
che mi sento di morir.
E se io muoio lassù in montagna
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
e se io muoio lassù in montagna
tu mi devi seppellir.
Seppellire sulla montagna,
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
seppellire sulla montagna
sotto l'ombra di un bel fior.
E le genti che passeranno,
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
e le genti che passeranno
mi diranno: " Che bel fior ".
È questo il fiore del partigiano,
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
è questo il fiore del partigiano
morto per la libertà.
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