INTRODUZIONE
La tv nel corso del XX secolo ha
acquisito un carattere sempre più importante soprattutto nel 1969 con la
nascita della mondovisionemostrando a tutti lo sbarco sulla luna, la quale ha
proiettato il singolo individuo nel mondo determinando così un primo passo
verso la globalizzazione.
Le diverse culture sono state
sempre più sottoposte ad un processo di incontro e, in alcuni casi di scontro.
Da un lato vi è la mancata standardizzazione dei costumi e la diffusione di
modelli culturali politici ed economici che rispecchiano i canoni
dell’occidente; dall’altro vi è la riscoperta di molte culture tradizionali e
quindi di identità che divengono riconoscibili proprio grazie alla maggiore
diffusione delle informazioni e tutto questo può portare alla condivisione di alcuni
valori universali che vanno al di la delle differenze culturali.
Per tanto l’informazione diventa
una risorsa fondamentale della società moderna tanto da far definire
quest’ultima: società dell’informazione.
Da almeno vent’anni la
trasmissione delle informazioni è un bene commerciale, usufruibile da un vasto
mercato di consumatori, basti pensare alla musica.
I mass media contribuiscono ad
innalzare il livello culturale degli utenti anche se a volte si rischia di
uniformare in modo eccessivo gusti ed atteggiamenti, realizzando così il
totalitarismo della tv.
Questa sua presa di potere è
stata trattata nella canzone, nella pittura e nel romanzo. Per cui ho deciso di
analizzare l’argomento attraverso tre personaggi che dal mio punto di vista
rispecchiano al meglio questo fenomeno: Vasco Rossi, George Orwell, Andy
Warhol.
SOCIETA’ DI MASSA
Agli inizi del XX secolo negli
Stati Uniti fece la sua prima apparizione la moderna società dei consumi. Verso
la fine dell’Ottocento la maggior parte della popolazione era caratterizzata
dal cosiddetto livello di sussistenza, cioè non vi era la possibilità di andare
oltre lo stretto necessario per mantenere la famiglia. Non si riusciva quindi
ad andare oltre a consumi obbligati: abitazione, cibo, un minimo di abbigliamento
e istruzione per i figli.
I consumi di massa ebbero inizio
quando le persone riuscirono a spendere una quota via via sempre più
sostanziosa del proprio reddito per i beni non strettamente collegati alla
sopravvivenza.
Un chiaro segnale d’avvio verso
questo tipo di consumi si ebbe a partire dal 1910, quando l’industriale
automobilistico Henry Ford ideò l’utilitaria Modello T. Già prima del 1914 ne furono vendute centinaia di migliaia di
esemplari.
Ford voleva democratizzare l’uso
dell’automobile. Egli capì che attraverso l’impiego della catena di montaggio e
aumentando i salari, il prezzo del bene diminuiva e si allargava il pubblico di
potenziali acquirenti. Un elemento fondamentale della moderna società dei
consumi era: le macchine servivano per produrre una quantità maggiore di beni a
prezzi via via decrescenti, la diminuzione dei prezzi aumenta il numero dei
compratori. Unendo a ciò un’efficace campagna pubblicitaria e un tangibile
miglioramento della qualità di vita, permisero di creare un nuovo largo
mercato.
Tra il 1908 e il 1927 Ford
vendette circa quindici milioni di modello T. In Italia e in Europa la
motorizzazione di massa giunse in seguito alla seconda guerra mondiale.
Il fordismo divenne il simbolo
della produzione di beni di consumo a livello di massa. Ford mise in pratica le
idee dell’ingegnere americano Taylor sullo “scientific management”. Egli
teorizzò la necessità di riorganizzare scientificamente il lavoro in fabbrica,
al fine di eliminare i tempi morti di produzione.
Quest’azione era volta ad
accrescere la produttività del singolo lavoratore, il quale mediante
un’adeguata incentivazione salariale, sarebbe stato invogliato ad aderire alla
nuova organizzazione di lavoro.
Questa disciplina andò a
sostituire il rapporto diretto tra imprenditore e dipendente introducendo la
figura del menager il quale svolge una funzione di filtro tra la base degli
operai e il vertice dei proprietari.
La società di massa determinò
anche l’entrata in politica delle masse, le quali durante l’Ottocento rimasero
escluse. Questo fu un significativo cambiamento che rese necessaria
un’istruzione sempre più allargata. Istruzione voleva dire idee, letture,
progetti; quindi si delineavano due linee essenziali di contestazione da parte
del popolo: una per contare di più a livello politico e l’altra per avere una
maggiore quota di reddito. Occorreva quindi che nascesse una nuova categoria
beni, quelli destinati al consumo di massa. Essi sarebbero arrivati
dall’industria americana.
Se non si potevano consumare
oggetti era possibile però consumare idee, simboli, aspirazioni. La politica di
massa ebbe sviluppo attraverso i partiti. Dal punto di vista della ricchezza la
piramide dell’Antico regime (che poneva una larga base popolare spesso
analfabeta; uno strato esiguo di artigiani,commercianti, impiegati e
professionisti; e un sottile vertice di aristocratici e proprietari borghesi e
spesso ancora la famiglia reale.) ma, la popolazione era tutta coinvolta
attraverso una complessa rete di comunicazione fatta di messaggi che non era
più possibile ignorare a livello di vertice.
Per cui la società di massa prima
che sul piano dei consumi nacque su quello dell’integrazione sociale. In questa
situazione c’era chi temeva le folle e chi invece le sosteneva, in quanto
vedeva nella loro elevazione un passaggio obbligato verso la democrazia.
La comunicazione tra pochi
individui ben educati era stata relativamente facile perché attraverso
università, club, istituti elettorali, era stata costituita una classe media
che utilizzava lo stesso linguaggio, che faceva riferimento a una medesima
cultura classica.
Con l’entrata in campo delle
masse però la situazione si modificava. A discorsi molto complessi dovevano
essere sostituite delle parole molto semplici da capire, delle parole d’ordine.
La cultura di massa per essere consumata doveva entrare nella testa di milioni
di persone. In questo contesto le ideologie ebbero un notevole successo per il
fatto che riuscirono a trasformare le complicata idee del XIX secolo
(socialismo, liberalismo) in un sistema di luoghi comuni comprensibili anche da
coloro che avevano un’istruzione minima. Gran parte delle idee fondanti del
Novecento (socialismo, liberalismo, razzismo e nazionalismo) furono elaborate
nel secolo precedente. Nel XX secolo furono tradotte in termini di massa, per
cui l’ideale politico si trasformò in ideologia. In questa importante
evoluzione la politica prese il posto della religione, diventando capace di
muovere le folle, scatenare guerre, distruggere imperi. Fino al secondo
dopoguerra il consumo delle ideologie politiche prevalse.
Dal 1945 l’economia stile Henry
Ford si generalizzò, uscendo dagli USA si diffuse in Europa e in Giappone,
portando con sé frigoriferi, auto e televisioni. Così le masse diventarono
moderne. Le fasi principali di questo percorso furono: l’urbanesimo, il
suffragio universale e l’istruzione obbligatoria.
Le invenzioni e le scoperte del
periodo caratterizzarono un miglioramento delle condizioni di vita,
determinando un generale aumento della popolazione, di quasi tre volte mentre
quella urbana di dieci volte. L’esplosione urbana dipese direttamente dalla
rivoluzione industriale che diede vita a nuovi centri industriali sviluppando
la diffusione dei trasporti, del commercio e dei servizi. Ne sono esempi Essen
in Germania e Pitsburg negli Usa. Questo cambiò le prospettive e gli stili di
vita degli individui, la popolazione impiegata nel settore agricolo diminuì
notevolmente; ad esempio in Gran Bretagna si passò dal 52% al 27% della
popolazione attiva, negli Usa dal 90% al 54%. Le campagne si svuotarono in
quanto individui che prima erano attivi nel settore primario si dedicarono ad
altri mestieri. Essi diventarono operai soprattutto e il proletariato urbano
aumentò.
All’espansione delle società
occidentali corrispondeva un incremento di posti di lavoro in settori non
tradizionali; all’inizio era l’industria, ma verso la fine dell’Ottocento con
l’esigenza di connettere meglio i mercati una parte rilevante della popolazione
era occupata nel settore dei servizi.
Le infrastrutture crescevano e le
città assorbivano più manodopera. Si
realizzò una rete sempre più complessa di strade, ferrovie, tubature e cavi
elettrici, indispensabili per la produzione industriale, la quale grazie ai ritrovati
del progresso veniva semplificata e costi importanti come quelli di trasporto
venivano diminuiti.
Si verifica un’evoluzione del
terziario,il quale oggi riveste un’importanza cruciale, in quanto sono
necessari servizi che mettano in relazione compratori e venditori, per portare
il bene a contatto diretto con chi è disposto a pagarlo di più. In Gran
Bretagna in cui i processi venivano anticipati, subì la cosiddetta
terziarizzazione del lavoro già sul finire del XIX secolo. Nel 1981 a Londra un
terzo della popolazione era attiva
nell’industria mentre il resto era impiegata nei servizi. La ottime
performances finanziarie e commerciali unite alla forte concorrenza tedesca e
americana spinsero verso una progressiva riduzione della classe operaia.
Un elemento decisivo del
dibattito politico in occidente fu la questione delsuffragio universale. Solo
Francia, Germania, Svizzera nella seconda metà del XIX secolo avevano concesso
il suffragio universale o semiuniversale. A seconda di ciò le campagne elettorali
svolte assumevano dei profili del tutto diversi. In Italia e in Gran Bretagna
le campagne elettorali si risolvevano all’interno di pochi gruppi di notabili
facenti parte dell’èlite dei possidenti terrieri. Nei luoghi dove l’accesso al
voto era invece più largo, si affermarono i partiti di massa, inizialmente
soprattutto socialisti.
Nel 1850 solo pochi paesi
potevano vantare un tasso di analfabetismo fra gli adulti inferiore al 30%
(Francia, Inghilterra, Belgio, Austria). Lo stato per istruire i suoi cittadini
aveva due potenti mezzi: la scuola e l’esercito. Una politica comune a tutti i
paesi toccati dallo sviluppo industriale nella seconda metà dell’Ottocento fu
l’istruzione obbligatoria. La coscrizione obbligatoria permise a molti giovani
di conoscere fisicamente il proprio paese. Nelle caserme venne passato
messaggio di orgoglio nazionale, fedeltà alle istituzioni e possibilità di
progresso per tutti. Oltre tutto le forze armate istruivano le reclute
analfabete attraverso apposite scuole reggimentali che andarono ad esaurirsi
nei primi decenni del XX con il funzionamento delle scuole primarie.
Un più alto tasso di
alfabetizzazione significava un aumento dei potenziali lettori dando così alla
stampa una grande capacità di influire sull’opinione pubblica. I quotidiani
trovavano però un grande limite tecnologico, la riproduzione delle copie.
Nel 1866 il Times adottò una
rotativa a vapore a nastro continuo. All’uso delle rotative si affiancò quello
della lynotipe, una macchina comandata da una tastiera simile a quella della
macchina per scrivere che permette di comporre il testo in linee intere. La
gente leggeva e scriveva di più. Nel
1873 negli Usa Remington inventò la prima macchina per scrivere industriale. In
Inghilterra e negli Stati Uniti soprattutto,
si diffuse una offerta editoriale di basso livello, ricca di pettegolezzi e
inneggiante ai temi del nazionalismo.
IL CONSUMISMO
Viene definito consumismo la
tendenza delle società moderne e sostenuta dalla pubblicità, al consumo veloce
di bene e servizi. E’ un metodo di interpretazione del rapporto che si ha con
le merci che consumiamo.
Sostanzialmente è un’ideologia
basata sul materialismo che ha come scopo quello di spingere la mente umana al
consumo e alla dipendenza ai beni materiali, è una delle malattie della società
e dell’uomo contemporaneo.
Si compra più di quanto serva, si
acquistano oggetti non tanto per la loro necessità o per il piacere di usarli,
ma per ciò che rappresentano, cioè il valore di scambio. Questi placano le
insicurezze dell’uomo moderno, lo confermano nella sua importanza e nel suo
valore. Il comportamento di consumo che mira alla soddisfazione che mira alla soddisfazione di bisogni veri e
più spesso immaginari, nelle maggior parte delle volte guidato e invogliato da
un’attività manipolatoria esercitata dai mezzi di comunicazione di massa: la
pubblicità. Questa agisce in particolare sui soggetti più facilmente
influenzabili, o su quelli che per il loro ruolo sono a più diretto contatto
con il mercato dei beni di consumo, o
sulle persone che per la loro particolare posizione sociale possono
costituire dei modelli di comportamento per gli altri. Il consumismo si è
accompagnato a una crescita del tempo libero, che i mass media hanno tentato,
con successo, di ridurre a tempo di consumo.
La pubblicità quindi spinge
l’individuo ad acquistare. Con il passare degli anni, gli spot pubblicitari
mirarono più che ad informare, a persuadere i potenziali acquirenti della
necessità di comperare; per cui il consumatore affascinato dall’immagini dello
spot, si sente spinto a comperare quel determinato prodotto.
VASCO ROSSI
Ho scelto Vasco Rossi perché
secondo me rappresenta un ottimo esempio dicomunicazione mediante la canzone.
Infatti per i suoi sostenitori
quello di Vasco, rispecchia “un pensiero che vola più in alto di tutti”,
dimostrando che anche in una società basata solamente sull’apparire e
sull’immagine ci può essere poesia.
Ama definirsi provocatore, ed in
modo ironico, semplice e diretto, quasi colloquiale ha espresso i pensieri di
una “generazione di sconvolti, che non ha più santi ed eroi”.
Con termini ed espressioni comuni
ha manifestato una protesta ed un disagio nei confronti di una società troppo
conservatrice e bigotta, come recita ad esempio in” fegato fegato spappolato”.
A causa di questo suo carattere
fortemente trasgressivo e rivoluzionario, è stato molto criticato in
particolare da Nantas Salvalaggio che lo ha definito “ebete, cattivo e
drogato”; mentre è considerato da altri il miglior rocker italiano. Il
manifesto della sua poetica lo possiamo trovare in “vita spericolata” nella
quale come un poeta maledetto parla di una vita al limite, al massimo.
Egli stesso afferma: “io non
faccio poesia, io comunico” ;per cui non lo possiamo definire un poeta in
quanto utilizza un linguaggio diverso, musica e parole dettate dall’istinto, le
quali vanno oltre il pensiero perchè sono espressioni derivanti direttamente
dal cuore. In questo modo comunica ad un’anima sola: all’anima umana.
La canzone è una forma d’arte più
complessa della poesia in quanto la musica deve creare l’ambiente giusto,
affinchè la parola non si perda.
La parola che Vasco vuole
esaltare è quella che riflette l’immagine della vita degli anni del boom
economico durante i quali il mondo iniziava a spegnere il proprio pensiero
davanti ai sogni catodici del virtuale, del lontano e dell’irraggiungibile. La
trasgressione secondo Vasco è non fare quello che gli altri si aspettano da te,
infatti secondo lui le persone devono ribellarsi al sempre maggior potere che la
tv esercita sull’individuo.
Il cantante ha avuto delle
intuizioni che oggi risultano essere più che mai vere. Con i versi: “non siamo
mica gli americani/ che tanto loro possono sparare agli indiani”, ci dimostra
il potere politico decisionale che l’america ha avuto e continua ad avere a
livello internazionale. Soprattutto con “non appari mai” in cui Vasco scrive:
“problemi?!?... Qui non esistono problemi/…qui siamo tutti uguali/…qui siamo
tutti belli e sani/ e non c’è niente da pensare…/ qui basta solo lavorare…/ e
poi guardare la tv/ magari quello là in fondo sei tu!”, dove va a fotografare
prima del tempo una tendenza che anni dopo ci travolgerà a suon di reality. In
“Sally” questo dramma sociale viene trattato nuovamente quando canta:”si
accendono le luci dei lampioni/ tutta la gente corre a casa davanti alle
televisioni…”, la quale riprende il coprifuoco che il fascismo imponeva al
calar della notte, sostituendolo però con un fascismo più invisibile ma allo
stesso modo macabro: la dittatura della democrazia che al manganello ha
sostituito la televisione. Grazie anche a questa sua grande capacità di vedere
ed interpretare il mondo in un modo così unico lo Iulm gli ha conferito la
laurea ad honoris causa in scienze della comunicazione.
ANDY WARHOL
Pseudonimo del pittore e cineasta
statunitense di origine cecoslovacca Andrew Warhola (Pittsburg 1928 – New York
1987). Inizialmente grafico pubblicitario, passò
poi alla pittura, sfruttando come
nuovi mezzi di espressione i sistemi meccanici di produzione dell’immagine. Il
suo linguaggio si è definito negli anni 1961/62
con la scelta di procedimenti tecnici, in particolare il riporto
serigrafico, di fondamentale importanza per lo sviluppo della pop art
americana, di cui Warhol è stato uno dei
maggiori protagonisti. Celebri sono i grandi acrilici con le scatole di
minestra Campbell’s, i ritratti di Marilyn Monroe, le bottiglie di Coca-Cola,
le sequenze di fotogrammi della Gioconda, le immagini di Jackie Kennedy, di
Litz Taylor, di Elvis Presley fino al ritratto di Mao Tse-tung e all’ultima
serie dei Travestiti negri (1975). Oltre a questa attività di fabbricazione di
immagini che, ripetute ossessivamente, costituiscono una denuncia di aspetti
della vita quotidiana come il consumismo e il divismo, a partire dal 1963,
unitosi al movimento underground, rivoluzionò anche il cinema.
Operando nella factory, officina
newyorkese di lavoro collettivo, ripropone un cinema “primitivo”, basato su
inquadrature fisse, cinepresa statica, assenza di montaggio, pellicola muta e
bianconera. Sostituì alla parola l’eloquenza del corpo, dei suoi atti
fisiologici e sessuali (Kiss e Eat,1963; Blow Job e Couch, 1964). Ai divi della
morta Hollywood ha opposto “cavie viventi”ribattezzate superstars. Procedendo in una nuova ricerca
spaziotemporale e di montaggio, servendosi progressivamente dei mezzi più moderni
(sonoro, colore, obiettivi variabili, movimenti di macchina, schermo espanso),
ha fotografato i suoi personaggi (drogati,travestiti) negli atti quotidiani,
anche intimi.
My Hustler (1965), The Chelsea
Girls (1966), The Nude Restaurant (1967), Lonesome Cowboys e Blue Movie (1968),
provocarono scandalo per ciò che era visto, specie in materia di sesso e
portarono a una svolta commerciale quel tipo di cinema.
Di tale svolta si fece animatore
il regista P. Morrissey,che con una trilogia dai titoli secchi incorporò la
crudezza in un discorso quasi hollywoodiano e coi suoi ultimi due film riuscì
ad arrivare anche in Italia. Qui nel 1977 si è visto anche, ideato e prodotto
da Warhol pure se firmato da un altro regista, il film Il male, una commedia
dell’orrore.
Andy Warhol conosciuto come il
“padre della pop art” americana, è un personaggio molto amato dal pubblico non
solo per le sue opere d’arte, ma soprattutto per la sua personalità evasiva. Si
rivela un uomo molto complesso infatti anche le persone che lo conoscevano
meglio ebbero difficoltà nel descriverlo caratterialmente.
Egli fu il primo a scoprire
nell’oggetto banale e quotidiano impensati poteri comunicativi, crea delle
grandi opere utilizzando un linguaggio privo di emozione e di stile personale
nel quale viene abolito di proposito qualsiasi elemento di soggettività a
favore uno stile universale, che si adatta cioè a qualsiasi tipo di lavoro.
Mediante questa tecnica il
prodotto artistico si trasforma in un articolo di serie industriale, proposto
come arte ad una società culturalmente livellata incapace di vedere oltre i
primi prototipi che il consumismo esponeva, massificata e mentalmente offuscata
dalla pubblicità.
Egli utilizzò una tecnica che
personificava l’idea di produzione di massa, essa consisteva nella riproduzione
meccanica, con metodo serigrafico dando avvio alla creazione di opere destinate
al grande pubblico, le quali divennero dei veri e propri prodotti di massa, non
èlitari. Andando così contro il concetto dell’unicità dell’opera d’arte.
Nacquero quindi negli anni
Sessanta i famosi ritratti di personaggi celebri come Elvis Presley, Marilyn
Monroe, Litz Taylor, John Lenon, oltre questi sono famosissime le riproduzioni
delle scatolette Champbell’s soup e le inconfondibili bottigliette di Coca-Cola.
Ciò a testimonianza del condizionamento televisivo esercitato anche sull’arte.
Iniziò a ritrarre Marylin Monroe
a partire dal 1962, subito dopo il suo suicidio, la rappresentò più volte e in
più versioni, con un interesse quasi ossessivo, singola multipla, a colori in
bianco e nero, con il metodo del riporto
fotografico, ottenendo spesso tra le versioni delle differenze minimali e solo
cromatiche come si può notare nelle seguenti riproduzioni.
Le scelte di Warhol sono
fortemente condizionate dalla notorietà del soggetto, il quale veniva
rappresentato in modo superficiale, senza alcun interesse per la sua
interiorità. Infatti Marylin viene rappresentata come un sex symbol da
consumare, con una plateale esaltazione dei tratti tipicamente femminili: trucco
pesante, labbra evidenziate dal rossetto, espressione ammiccante e sorriso di
chi sorride per mestiere.
Le raffigurazioni dell’attrice
sembrano da un lato esprimere il passaggio da Norma Jean a Marylin oltre alla
sua carriera e alla vita pubblica. Con queste immagini molto semplici
apparentemente ma, molto elaborate iniettò il fascino nel mondo dell’arte.
Quindi l’artista ripropone una
bellezza stereotipata, icona del fascino femminile, regina dell’immaginario
americano e venduta dalla grande industria hollywoodiana, confezionata nei suoi
ritratti come una perfetta operazione di marketing pubblicitario.
Attraverso la replica di immagini
familiari appartenenti al patrimonio visivo di ogni americano, Warhol riesce a
cogliere ciò che non vuole, un riflesso dell’anima, la nostalgia per
l’interiorità nella quale la diva non sa più riconoscersi; persa in un’immagine
che ripropone infinitamente la superficialità di una vita basata sull’apparire.
Warhol non si limitò alla
raffigurazione di soli personaggi e oggetti “prodotti”dell’industria del
consumismo ma, anche di personalità politiche come Mao Tse Tung e Che Guevara.
Sempre attento agli sviluppi dei
materiali e della politica estera america introdusse Warhol, nel 1972 un nuovo
soggetto: il presidente cinese Mao Zedong.
In quell’anno il presidente
americano Nixon si recò per la prima in Cina a far visita al leader comunista
cinese, il quale dichiarò una nuova era di democrazia. Ciò fornì una nuova
icona per l’artista sempre pronto a diventare più ricco.
Warhol prese l’immagine del
leader cinese dalla copertina delle “Citazioni del presidente Mao Tse-tung”
prodotte in milioni di copie. Egli creò più versioni di quest’opera, già nel
1972 ne produsse dieci. Anche queste, come le altre, vennero realizzate su tele
molto grandi utilizzando colori vivaci e forti.
Durante un’asta di arte
contemporanea e del dopoguerra, Warhol a quasi ventanni dalla sua morte è
riuscito a stabilire un nuovo record. Un ritratto di Mao Tse-tung è stato
venduto per 13,6 milioni di euro. Ciò determina il fascino che ancora questo
grande genio della pittura esercita sul pubblico.
Un’opera molto curiosa
dell’artista sono senz'altro le misteriose Time capsules. Esse sono delle scatolette contenenti più di
seicento oggetti di uso quotidiano che l’artista ha raccolto e custodito fino
alla sua morte. Quindi sono parte del suo lavoro artistico in quanto egli
sostenne che “tutto fa parte della memoria e tutto può diventare icona.“ Come
tutti diventeremo prima o poi famosi per almeno 15 minuti, andando ad
anticipare un desiderio molto presente nella società contemporanea; basti
pensare alla “febbre da reality”.
Warhol diede anche una personale definizione
dell’artista:” an artist is someone who produces things that people don't need
to have but that he - for some reason - thinks it would be a good idea to give
them.” Cioè un artista è qualcuno che produce oggetti, di cui le persone
non hanno bisogno ma per qualche ragione pensa che sia una buona idea fornirli.
Una importante affermazione
dell’artista che evidenziava un carattere fondante della società dei consumi
fu:“Quel che c’è di veramente grande in questo paese è che l’America ha dato il
via al costume per cui il consumatore più ricco compra essenzialmente le stesse
cose del più povero. Mentre guardi alla televisione la pubblicità della
Coca-Cola, sai che anche il Presidente beve Coca-Cola, Liz Taylor beve
Coca-Cola, e anche tu puoi berla”.
IL RAPPORTO TRA ARTE E CONSUMISMO
Dopo aver analizzato l’operato di
Warhol, risulta chiaro che il rapporto tra arte e consumismo è rappresentato
dalla pop art.
Il termine pop art è
l’abbreviazione di popular art, arte popolare, è stato introdotto dagli
studiosi L. Flieder e R. Banham e adottato nel 1961 dal critico inglese L.
Alloway, il termine indica un movimento artistico di avanguardia nato
parallelamente in Gran Bretagna e negli Stati Uniti intorno al 1955, come
reazione alla pittura degli espressionisti astratti. Gli artisti della pop art
attingono forme e linguaggio dal vastissimo repertorio dei mass-media, cioè dei
mezzi di comunicazione e di cultura di massa: televisione, immagini
pubblicitarie, fotografie, fumetti, beni di consumo, ecc.; essi si servono
dunque di immagini e di oggetti già esistenti che, manipolati e presentati in
vario modo, si caricano di una nuova espressività. Scopo del movimento è quello
di sottrarre l'operazione artistica al suo carattere di esperienza unica e
soggettiva, per riaccostare invece l'arte alla realtà quotidiana. La
figurazione del banale e del quotidiano della pop art, mediata dalle diverse
esperienze del cubismo, del futurismo, del dadaismo e del surrealismo, ebbe la
sua prima definizione in Gran Bretagna attraverso l'attività dell'Independent
Group di Londra (1953-58). La prima opera pop inglese, realizzata da Richard Hamilton,
figurò alla rassegna "This Is Tomorrow" tenuta a Londra nel 1956.
Negli Stati Uniti la pop art scaturì dall'esaurimento delle esperienze
astratte, dalle battute finali dell'informale e soprattutto dalle esaltazioni
dell'“oggetto consumato” da parte degli artisti del New Dada.
GEORGE ORWELL 1984
Il consumismo crea problemi però
è anche un antidoto contro fascismo e comunismo come si vede nel libro “1984”
di Orwell.
George Orwell, pseudonimo di Eric
Arthur Blair è nato in India nel 1903. Egli studio a Eton e a 20 anni si
arruolò nella polizia imperiale britannica in Birmania. Traumatizzato
dall’esperienza nel 1928 abbandonò il servizio, iniziò a vagabondare fra Parigi
e Londra svolgendo delle umili professioni, deciso a dedicare anima e corpo
alla letteratura. Si arruolo volontario nella guerra di Spagna sul fronte
anti-franchista provando così l’esperienza del comportamento politico del
comunismo la cui ideologia combatterà fino alla morte senza rinnegare però le
proprie convinzioni socialiste.
Egli collaborò a numerosi
periodici (ad es. “Tribune” ed “Observer”). Tra le sue opere troviamo: “Fiorirà
l’aspidrista”, “Omaggio alla Catalogna”, la quale narra le sue esperienze al
fronte; “La fattoria degli animali”, satira della politica stalinista. Morì nel
1950 a Londra per tubercolosi.
Il romanzo “1984” è una delle
opere più conosciute di George Orwell e costituisce il completamento della
“fattoria degli animali”. Quando venne pubblicato questo suscitò notevole
scalpore tra il pubblico per la sua straordinaria attualità. In modo
estremamente realistico descrive uno scenario futurista angosciante e
possibile. Il mondo descritto è frutto di una rivoluzione comunista mondiale
che causa la sua divisione in tre super-stati: Oceania, Eurasia ed Estasia. Essi
sono dominati da governi e tecnologie totalizzanti, in continuo contrasto tra
loro.
Il protagonista Winston Smith
vive a Londra, la principale città di Oceania, nella quale il Grande Fratello
onnisciente e infallibile che nessuno ha mai visto, controlla tutto. Al di
sotto di esso vi è il partito e la grande massa dei sudditi. Ovunque sono
presenti manifesti con il volto del Grande Fratello che in realtà non si sa se
è umano o essenza. Gli slogan politici principalmente diffusi sono: “La pace è guerra”, “La libertà è schiavitù”,
“L’ignoranza è forza”!
Smith lavora al ministero della
Verità, egli ha il compito di censurare i libri e i giornali non in linea con
la politica del partito, di alterare la storia e di ridurre le possibilità
espressive della lingua. Ogni mezzo di comunicazione viene manipolato per
adattare continuamente le informazioni alle esigenze del partito. Il nemico e
l’alleato vengono spesso invertiti da linee politiche segrete, ma si fa in modo
che l’opinione pubblica non se ne accorga per mantenere costante il sentimento
di ostilità verso il concetto di nemico. Per impedire la comunicazione e
favorire le varie interpretazioni del partito viene alterato immettendo nelle
parole significati contrastanti.
Winston era l’unico a comprendere
la situazione disumana e perversa in cui si trovava il mondo, ma non lo può
esternare a nessuno. Egli inizierà a tenere dei diari segreti che scriverà
seduto nella rientranza del muro del suo appartamento, l’unico luogo in cui
l’occhio del grande fratello che osservava tutto obbligando la massa a tenere
la tv sempre accesa, non riusciva vedere.
Un giorno il protagonista fu
avvicinata da Julia una collega di lavoro, la quale gli infilò un biglietto in
tasca. Egli temette di essere stato scoperto, ma quando con estrema cautela lo
lesse trovò scritto “Ti amo”. Il regime vietava qualsiasi relazione
sentimentale. I due insieme al un collega O’Brien iniziano a collaborare ad
un’organizzazione clandestina, “Lega della fratellanza”. O’Brien era una spia,
ma Smith venne arrestato prima perché il Grande fratello scoprì la relazione
con Julia. Egli venne condotto nella sala delle torture nel ministero
dell’amore; alla fine del trattamento fu costretto a denunciare la ragazza. E’
molto importante il confronto intellettuale fra il protagonista ed il suo
giustiziere, entrambi a conoscenza della struttura del sistema, il primo
affermò: “Non si stabilisce una dittatura nell’intento di salvaguardare una
rivoluzione, ma si fa una rivoluzione nell’intento di stabilire una dittatura”.
Wilson invece disse: “La libertà consiste nella libertà di dire che due più due
fanno quattro. Se è concessa questa libertà, ne seguono tutte le altre”. Il
protagonista capirà di essere una specie ormai in via d’estinzione, l’ultimo
uomo. Dopo avergli fatto cambiare idea, il partito lo lascio libero. Winston si
accorgerà con grande amarezza, di amare anche lui il Grande Fratello.
Questo succedette perché il
Grande Fratello voleva avere per se l’anima e il corpo di ogni suddito prima di
metterlo a morte.
Orwell in 1984 sviluppò una
dittatura come assenza di libertà per tutti gli individui. Infatti anche i
funzionari più alti del partito non godevano di privilegi, ma anzi essi erano i
primi ad essere convinti che l’autolimitazione della liberta personale fosse
giusta.
Questo romanzo è uno dei più
sbalorditivi della storia della letteratura in quanto venne ipotizzata una
dittatura disumana. Di fatto non vi è neppure l’inconscio conforto della
corruzione del privilegio alla classe al potere. Per cui lo scrittore descrive
una dittatura mentale che avviene attraverso il lavaggio del cervello. Un
aspetto molto inquietante è la decisione di rendere il Grande Fratello
immortale. La folla descritta è una massa di persone che si comportano tutte
allo stesso modo accettando passivamente l’ideologia imposta senza alcuna
ribellione e resistenza, in quanto il Grande Fratello attraverso la
manipolazione del linguaggio ha limitato la capacità di pensiero.
Paragonando questa situazione a
quella odierna possiamo notare che la tv sta impoverendo culturalmente e
linguisticamente il pubblico, ad esempio basti pensare alla scomparsa del
congiuntivo, ai notevoli errori grammaticali in quanto la cultura è stata in
molti casi sostituita da programmi trash che hanno molto successo poco insegnamento.
CONCLUSIONE
Al termine di questo lavoro mi
sento di dire che mal grado tutto la comunicazione, soprattutto attraverso la
tv ci sta plagiando con molto trash e determinano una visione distorta della
realtà. La violenza visiva e quella reale generano un’identificazione immediata
con l’aggressore o con la vittima. Nel caso che ci si immedesimi
nell’aggressore ci si convince che con la forza si ottiene tutto; mentre se ci
riconosce nella vittima si instaura una visione del mondo esterno come cattivo,
senza nulla di buono da offrire. Molti caso di violenza e di bullismo tra i
giovani sono dettati dalla voglia di voler apparire, di mettersi in mostra;
basti pensare alla “moda” che da qualche anno sta riempendo le cronache ,
ragazzi che compiono delle violenze ai danni di coetanei, filmandosi e
mettendosi in rete per dare spettacolo. Con i media le nostre vite vengono
trasformate in spettacolo, l’importante è apparire ad ogni costo, diventare
famosi anche solo per quindici minuti come affermava Warhol. Per cui in questo
modo ci si spiega anche la grande foga di voler partecipare a reality show ed
sottoposti al giudizio, quindi anche alle critiche, di estranei, dove molto
spesso si finge di essere ciò che non si è, perché nel mondo moderno l’uomo
qualunque non ha identità. Questo è il paradosso della società dei consumi di
massa in cui si è affermato il feticismo delle merci affiancato dalla
trasformazione di ogni episodio della vita del singolo in spettacolo.
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