“L’enigma di Hitler” di Salvator
Dalì.
Materiali per tesine a cura di Claudio Di Scalzo
Museo Nacional Centro De Arte
Reina, di Salvator Dalì: “L’enigma di Hitler”. Del 1939.
Qui di seguito dei brevi cenni
riguardanti la biografia ed il metodo di dipingere, e una piccola spiegazione
dell’opera del pittore. Collegamenti possibili con Storia e con italiano:
avanguardie, surrealismo ecc
CENNI BIOGRAFICI
Salvador Dalí (1904-1989) nacque
a Figueras, in Catalogna, nel 1904. A Madrid frequentò l’Accademia di Belle
Arti ma nel 1926 ne fu espulso per indegnità. L’anno successivo si recò a
Parigi dove venne a contatto con il vivace ambiente intellettuale della capitale
francese. Qui conobbe Pablo Picasso, Juan Mirò, André Breton e il poeta Paul
Eluard. È il momento di maggior vitalità del movimento surrealista e Dalí ne
venne immediatamente coinvolto. Egli infatti vide nelle teorie del movimento la
possibilità di far emergere la sua dirompente immaginazione. Rotti i freni
inibitori della coscienza razionale, la sua arte portava in superficie tutte le
pulsioni e i desideri inconsci, dando loro l’immagine di allucinazioni
iperrealistiche. In Dalí non esiste limite o senso della misura, così che la
sua sfrenata fantasia, unita ad un virtuosismo tecnico notevole, ne fecero il
più intenso ed eccessivo dei surrealisti al punto che nel 1934 fu espulso dal
gruppo dallo stesso Breton. Ciò tuttavia non scalfì minimamente la produzione
artistica di Dalí, il quale, dopo essersi professato essere lui l’unico vero
artista surrealista esistente, intensificò notevolmente l’universo delle sue
forme “surreali”.
Il Surrealismo per Dalí era
l’occasione per far emergere il suo inconscio, secondo quel principio
dell’automatismo psichico teorizzato da Breton. E a questo automatismo psichico
Dalí diede anche un nome preciso: metodo paranoico-critico.
La paranoia, secondo la
descrizione che ne dà l’artista stesso, è «una malattia mentale cronica, la cui
sintomatologia più caratteristica consiste nelle delusioni sistematiche, con o
senza allucinazioni dei sensi. Le delusioni possono prendere la forma di mania
di persecuzione o di grandezza o di ambizione».
Dunque le immagini che l’artista
cerca di fissare sulla tela nascono dal torbido agitarsi del suo inconscio (la
paranoia) e riescono a prendere forma solo grazie alla razionalizzazione del
delirio (momento critico).
Da questo suo metodo nacquero
immagini di straordinaria fantasia, tese a stupire e meravigliare grazie alla
grande artificiosità della loro concezione e realizzazione. La tecnica di Dalí
si rifà esplicitamente alla pittura del Rinascimento italiano, ma da esso
prende solo il nitore del disegno e dei cromatismi, non la misura e l’equilibrio
formale. Nei suoi quadri prevalgono effetti illusionistici e complessità di
meccanismi che rimandano inevitabilmente alla magniloquenza ed esuberanza del
barocco iberico.
Nel 1929 Dalì dipinse il suo
primo quadro surrealista: «Il gioco lugubre». In esso appare in primo piano una
figura maschile di spalle con mutande sporche di escrementi. Questo particolare
suscitò notevole sconcerto tra gli altri surrealisti decretando già le prime
distanze tra Dalí e il gruppo di Breton. In questa fase della sua pittura Dalí
fa largo ricorso agli spazi prospettici molto dilatati in cui inserisce una
notevole quantità di elementi (uomini, animali, oggetti) secondo procedimenti
combinatori irrazionali. In queste figure, e nei loro rapporti, la deformazione
si inserisce come ulteriore elemento di sconcerto.
Allo stesso 1929 risale il suo
legame con Gala Deluvina Diakonoff, moglie del poeta Paul Eluard. Ella fu prima
amante e poi moglie di Dalí, divenendo la sua musa ispiratrice. Appare in
numerosissimi quadri, per lo più nuda e sensuale, rappresentando nel mondo
figurativo di Dalí uno degli ingredienti più certi del suo inconscio: la
libido.
In seguito la sua pittura tende a
trovare una sinteticità più netta, in cui la concentrazione su pochi elementi
permette al quadro di esprimere contenuti più chiari ed univoci. È il caso di
un quadro come “La persistenza della memoria” dove Dalì crea una delle sue
immagini più celebri: quella degli orologi deformi.
Al metodo paranoico-critico si
collegano una serie di immagini di virtuosistico effetto. Si tratta di immagini
doppie, dove la combinazione delle figure fa apparire più cose simultaneamente.
Scrisse Dalí: «Attraverso un processo nettamente paranoico è possibile ottenere
un’immagine doppia, rappresentazione di un oggetto che, senza la minima
modificazione figurativa o anatomica, sia al tempo stesso la rappresentazione
di un oggetto assolutamente diverso». In questo gruppo di opere rientrano
alcuni dei quadri più famosi di Dalí, quali “Figure paranoiche”, “Cigni che
riflettono elefanti”, “Apparizione di un volto e di una fruttiera sulla
spiaggia”, “L’enigma senza fine”.
Nel 1939 si trasferì negli Stati
Uniti dove rimane per quasi un decennio. Negli ultimi decenni della sua vita
egli ha continuato ad alimentare a dismisura la sua fama di artista eccentrico,
originale e a volte delirante, fino a diventare prigioniero del suo stesso
personaggio: sempre più scostante, altezzoso e imprevedibile. Dalí si è spento
a Figueras il 23 gennaio 1989.
L'ENIGMA DI HITLER
Il motivo del telefono ricorrerà
in molte opere di Dalì in rapporto agli avvenimenti politici legati alla presa
di potere di Hitler in Germania. Egli afferma di aver dipinto questo quadro
prima della conferenza di Monaco; se così fosse si tratterebbe di una preveggenza.
Si sa bene, però, che l'artista
amava i paradossi e le provocazioni, tanto che questo suo interesse per Hitler
gli provocò fastidi con gli altri surrealisti.
La cornetta del telefono con il
ricevitore spezzato e il filo interrotto sono legati ai tentativi di pace che
culminarono con l'incontro di Monaco, avvenuto nel settembre 1938. L'ombrello
che pende dal ramo allude al primo ministro inglese Chamberlain, uno dei
protagonisti della conferenza di settembre e autore di un fiacco tentativo di
riportare il cancelliere tedesco alla ragione. I pipistrelli presenti nella
composizione potrebbero alludere alle tenebre, sia quelle in cui amano vivere
questi piccoli mammiferi sia quelle funeste che stavano avvolgendo allora
l'Italia.
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