giovedì 23 aprile 2015

“L’enigma di Hitler” di Salvator Dalì. Materiali per tesine a cura di Claudio Di Scalzo




“L’enigma di Hitler” di Salvator Dalì. 
Materiali per tesine a cura di Claudio Di Scalzo


Museo Nacional Centro De Arte Reina, di Salvator Dalì: “L’enigma di Hitler”. Del 1939.
Qui di seguito dei brevi cenni riguardanti la biografia ed il metodo di dipingere, e una piccola spiegazione dell’opera del pittore. Collegamenti possibili con Storia e con italiano: avanguardie, surrealismo ecc


CENNI BIOGRAFICI

Salvador Dalí (1904-1989) nacque a Figueras, in Catalogna, nel 1904. A Madrid frequentò l’Accademia di Belle Arti ma nel 1926 ne fu espulso per indegnità. L’anno successivo si recò a Parigi dove venne a contatto con il vivace ambiente intellettuale della capitale francese. Qui conobbe Pablo Picasso, Juan Mirò, André Breton e il poeta Paul Eluard. È il momento di maggior vitalità del movimento surrealista e Dalí ne venne immediatamente coinvolto. Egli infatti vide nelle teorie del movimento la possibilità di far emergere la sua dirompente immaginazione. Rotti i freni inibitori della coscienza razionale, la sua arte portava in superficie tutte le pulsioni e i desideri inconsci, dando loro l’immagine di allucinazioni iperrealistiche. In Dalí non esiste limite o senso della misura, così che la sua sfrenata fantasia, unita ad un virtuosismo tecnico notevole, ne fecero il più intenso ed eccessivo dei surrealisti al punto che nel 1934 fu espulso dal gruppo dallo stesso Breton. Ciò tuttavia non scalfì minimamente la produzione artistica di Dalí, il quale, dopo essersi professato essere lui l’unico vero artista surrealista esistente, intensificò notevolmente l’universo delle sue forme “surreali”.
Il Surrealismo per Dalí era l’occasione per far emergere il suo inconscio, secondo quel principio dell’automatismo psichico teorizzato da Breton. E a questo automatismo psichico Dalí diede anche un nome preciso: metodo paranoico-critico.
La paranoia, secondo la descrizione che ne dà l’artista stesso, è «una malattia mentale cronica, la cui sintomatologia più caratteristica consiste nelle delusioni sistematiche, con o senza allucinazioni dei sensi. Le delusioni possono prendere la forma di mania di persecuzione o di grandezza o di ambizione».
Dunque le immagini che l’artista cerca di fissare sulla tela nascono dal torbido agitarsi del suo inconscio (la paranoia) e riescono a prendere forma solo grazie alla razionalizzazione del delirio (momento critico).
Da questo suo metodo nacquero immagini di straordinaria fantasia, tese a stupire e meravigliare grazie alla grande artificiosità della loro concezione e realizzazione. La tecnica di Dalí si rifà esplicitamente alla pittura del Rinascimento italiano, ma da esso prende solo il nitore del disegno e dei cromatismi, non la misura e l’equilibrio formale. Nei suoi quadri prevalgono effetti illusionistici e complessità di meccanismi che rimandano inevitabilmente alla magniloquenza ed esuberanza del barocco iberico.
Nel 1929 Dalì dipinse il suo primo quadro surrealista: «Il gioco lugubre». In esso appare in primo piano una figura maschile di spalle con mutande sporche di escrementi. Questo particolare suscitò notevole sconcerto tra gli altri surrealisti decretando già le prime distanze tra Dalí e il gruppo di Breton. In questa fase della sua pittura Dalí fa largo ricorso agli spazi prospettici molto dilatati in cui inserisce una notevole quantità di elementi (uomini, animali, oggetti) secondo procedimenti combinatori irrazionali. In queste figure, e nei loro rapporti, la deformazione si inserisce come ulteriore elemento di sconcerto.
Allo stesso 1929 risale il suo legame con Gala Deluvina Diakonoff, moglie del poeta Paul Eluard. Ella fu prima amante e poi moglie di Dalí, divenendo la sua musa ispiratrice. Appare in numerosissimi quadri, per lo più nuda e sensuale, rappresentando nel mondo figurativo di Dalí uno degli ingredienti più certi del suo inconscio: la libido.
In seguito la sua pittura tende a trovare una sinteticità più netta, in cui la concentrazione su pochi elementi permette al quadro di esprimere contenuti più chiari ed univoci. È il caso di un quadro come “La persistenza della memoria” dove Dalì crea una delle sue immagini più celebri: quella degli orologi deformi.
Al metodo paranoico-critico si collegano una serie di immagini di virtuosistico effetto. Si tratta di immagini doppie, dove la combinazione delle figure fa apparire più cose simultaneamente. Scrisse Dalí: «Attraverso un processo nettamente paranoico è possibile ottenere un’immagine doppia, rappresentazione di un oggetto che, senza la minima modificazione figurativa o anatomica, sia al tempo stesso la rappresentazione di un oggetto assolutamente diverso». In questo gruppo di opere rientrano alcuni dei quadri più famosi di Dalí, quali “Figure paranoiche”, “Cigni che riflettono elefanti”, “Apparizione di un volto e di una fruttiera sulla spiaggia”, “L’enigma senza fine”.
Nel 1939 si trasferì negli Stati Uniti dove rimane per quasi un decennio. Negli ultimi decenni della sua vita egli ha continuato ad alimentare a dismisura la sua fama di artista eccentrico, originale e a volte delirante, fino a diventare prigioniero del suo stesso personaggio: sempre più scostante, altezzoso e imprevedibile. Dalí si è spento a Figueras il 23 gennaio 1989.



L'ENIGMA DI HITLER

Il motivo del telefono ricorrerà in molte opere di Dalì in rapporto agli avvenimenti politici legati alla presa di potere di Hitler in Germania. Egli afferma di aver dipinto questo quadro prima della conferenza di Monaco; se così fosse si tratterebbe di una preveggenza.
Si sa bene, però, che l'artista amava i paradossi e le provocazioni, tanto che questo suo interesse per Hitler gli provocò fastidi con gli altri surrealisti.
La cornetta del telefono con il ricevitore spezzato e il filo interrotto sono legati ai tentativi di pace che culminarono con l'incontro di Monaco, avvenuto nel settembre 1938. L'ombrello che pende dal ramo allude al primo ministro inglese Chamberlain, uno dei protagonisti della conferenza di settembre e autore di un fiacco tentativo di riportare il cancelliere tedesco alla ragione. I pipistrelli presenti nella composizione potrebbero alludere alle tenebre, sia quelle in cui amano vivere questi piccoli mammiferi sia quelle funeste che stavano avvolgendo allora l'Italia.
    




1 commento:

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