Elio Vittorini
IL NEOREALISMO
(Sintesi divulgativa 1)
Le istanze realistiche che si erano manifestate già nella rivista Solaria e in alcuni testi narrativi di Alvaro, Moravia, Bernari, Vittorini e Silone, apparsi nel periodo fascista, si ampliarono all'indomani del secondo conflitto mondiale (per l'esattezza, fra il 1945 e il 1955) in un fenomeno che la contemporanea storiografia letteraria designò col nome di Neorealismo riprendendo un termine adoperato, nel 1939, dal critico Arnaldo Bocelli per qualificare l'arte del giovine Moravia. Derivato non tanto da.una sicura consapevolezza teorica, quanto da una spontanea e impetuosa convergenza di scrittori, poeti, artisti e cineasti su un comune terreno d'impegno ideologico-morale e di ricerche espressive, il Neorealismo non configurò una scuola con canoni definiti, e durò appena un decennio. Ebbe però alcune costanti tematiche e formali che conferirono coerenza ed unità alla sua azione innovatrice.
ISTANZE ETICO-CIVILI DEL NEOREALISMO
A promuovere il Neorealismo e a dargli la particolare fisionomia che lo distingue sia dal Realismo degli anni Trenta, sia da quello del secondo Ottocento fu il fervore pionieristico con cui alcuni intellettuali, subilo dopo la guerra, calarono nella cultura e nell'arte le istanze etico-civili maturate nel clima della Resistenza. Di fronte alle rovine materiali e morali del nostro paese, appena ascito dal conflitto, questi intellettuali, specie coloro che avevano militato nelle file partigiane, avvertirono come un dovere ineludibile il bisogno di mobilitare gli strumenti letterari ed artistici sulla linea di un’azione rivoluzionaria che aveva sconfitto il fascismo ed ora apriva concrete prospettive all'ideale di un effettivo risorgimento dell’Italia attraverso il protagonismo delle masse popolari. Questa operazione fu effettuata sia nel senso della denuncia che in quello del messaggio. I neorealisti, prima attraverso la cinematografia (con Rossellini, soprattutto, e De Sica), poi attraverso la letteratura e le arti figurative, denunciarono gli orrori della guerra fascista e i mali sociali di cui pativa la società del tempo, ma anche celebrarono, quasi nuova epopea, la lotta di liberazione e precisarono il loro messaggio come atto di fede nelle virtù costruttive degli italiani e, più in generale, come speranza in una nuova alba della storia dopo la tragedia bellica. Un generoso fervore di idealità civili alimentò dunque il Neorealismo e lo caratterizzò come avanguardia: un'avanguardia più autentica ed incisiva delle precedenti, giacché, come osserva Carlo Salinari, “tendeva a riflettere i punti di vista, le esigente, le denunce, la morale di un movimentò rivoluzionario reale e non soltanto culturale”.
ASPETTI LETTERARI, BENEMERENZE, LIMITI DEL NEOREALISMO
Sul piano strettamente letterario, gli aspetti più qualificanti del Neorealismo furono: l'opposizione alla tradizione accademica, che aveva alimentato la retorica ufficiale del regime fascista; il rifiuto delle poetiche del calligrafismo, della prosa d'arte e dell'intimismo lirico-memoriale; la condanna del mito decadente dell'arte e di tutte le forme espressive connesse alle dilettazioni estetizzanti di marca dannunziana; l'aspirazione alla “pagina vera”, densa di concretezza vitale e di immediatezza cronistico-documentaria; la ricerca di un linguaggio che aderisse il più possibile alla realtà rappresentata e si aprisse generosamente ana sintassi e al lessico dei dialetti, quando il mondo da caratterizzare fosse quello del popolo. In questi appetti non è difficile cogliere suggestioni dell'arte del Verga e dell’estetica del critico De Sanctis, ma più s'avverte l'influenza della contemporanea narrativa americana (Hemingway, Faulkner, Dreiser, Steinbeck, Caldwell, Saroyan), nota nelle traduzioni di Vittorini e Pavese e apprezzata molto in sede neorealistica sia per i contenuti epico-popolari, sia per talune novità tecniche, come la frequenza del dialogoto, il largo impiego della costruzione paratattica, dello stile nominale, delle iterazioni.
Un obiettivo bilancio critico deve riconoscere al Neorealismo letterario non solo la benemerenza d’aver moralizzato la letteratura in un tempo che ancora risentiva gli effetti delle poetiche del disimpegno e dell'evasione nel puro gioco formale, ma anche quella dì aver arricchito il nostro patrimonio artistico con testi di indubbia validità, dove l'impegno etico-civile si scioglie felicemente nel ritmo dell'invenzione fantastica e propizia la poesia. E vero però che, a guardarlo nel complesso e per l'intero itinerario del suo sviluppo, il Neorealismo dà l'impressione di un’esperienza in cui alla generosità dei propositi non abbia corrisposto la felicita degli esiti, perché assai spesso l'interesse alla cronaca scade nel cronachismo spicciolo, il proposito documentano si irrigidisce, come già accadde nel Naturalismo ottocentesco, in un rispecchiamento meccanico e quasi fotografico; il rifiuto dell'intimismo si esaspera nell'indifferenza ai moti ulteriori della coscienza, l'impiego del dialetto s'intride di compiacimento folklorico o slitta verso gratuite volgarità. In sintesi il Neorealismo diede i primi segni nei film di Rossellini e di De Sica, e aggiungiamo l’ipotesi che proprio nel campo cinematografico (un settore più libero dalle ipoteche della tradizione) il movimento abbia esptcsso il meglio di sé. Certo è che films come Roma città aperta, Paisà di Rossellini e Ladri di biciclette di De Sica, fanno lievitare la tipica materia neorealistica in una continuità di respiro poetico che raramente si riscontra nella produzione letteraria di quegli anni. (2009)
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