Lavoro e cultura nel ‘900 italiano 5
(Valchiavenna e lavoro)
a cura di Claudio Di Scalzo
LO SVILUPPO INDUSTRIALE DELLA VALCHIAVENNA
INDUSTRIA
Collocata in ottima posizione per gli scambi tra le valli
dell'Adda, del Ticino, del Reno e dell'Inni Chiavenna fu per secoli un fiorente
centro commerciale.
Agli inizi del XIX secolo, la costruzione della strada
carreggiabile dello Spluga2, all'epoca la più importante arteria commerciale
tra Milano e la Germania, accrebbe notevolmente il volume delle merci che
transitavano dalla cittadina, ultima tappa prima di valicare le Alpi. Nello
stesso tempo l'aumento della velocità dei trasporti provocò la decadenza della
Valle Spluga (o Val S. Giacomo), che per secoli era vissuta dei servizi al
transi¬to.
La costruzione della rete ferroviaria attraverso le Alpi,
nella seconda metà dell'ottocent03, trasferì le sedi commerciali presso i nodi
ferroviari ed azzerò l'importanza strategica dei valichi. Chiavenna perse
definitiva¬mente il ruolo di “emporio” al piede delle Alpi, pur mantenendo per
lungo tempo i tratti culturali dei luoghi di passaggio.
In città esisteva una sola fabbrica di grandi dimensioni: il
cotonificio diChiavenna fondato da azionisti svizzeri.
Nella seconda metà del secolo, mentre l'emigrazione verso le
Americhe e l'Europa spopolava i paesi della Valle, lungo il fiume Mera
cominciaro¬no a collocarsi, accanto ai capannoni del cotonificio, altri
stabilimenti.
Nel 1922 Chiavenna è una cittadina industriale.
Il cotonificio, che all'inizio del 1923 cambierà padrone e
nome,4 occupa poco meno di 500 operai che lavorano in tre stabilimenti:
Poiatengo, Convitto e Tanno (o Reguscio).
Nel settore tessile operano anche l'ovattificio Fratelli
Dolci (già Steinauer), con più di trenta dipendenti ed il piccolo lanificio
Buzzetti.
Il birrificio Spluga, sorto dalla fusione dei birrifici
preesistenti, è in continua espansione produttiva occupando,nel periodo estivo,
più di 300 operai.
Nel settore alimentare operano: il pastificio e mulino Fratelli
Moro, la fabbrica di caramelle Scaramellini, con dieci dipendenti, ed il
piccolo salu¬mificio dei Fratelli Pozzoli.
La ditta Confalonieri, sorta agli inizi del secolo come
fabbrica di ges¬setti da lavagna, si sviluppa nei settori dei pastelli e di
altri articoli sco¬lastici.
La ditta Raimondo Persenico, prima fabbrica di sci in
Italia, produce anche botti, mobili ed oggetti di cancelleria.
Dal 1910 la ditta Conca costruisce stufe. Ci sono anche
segherie e nego¬zi di legname (Rota, Giuriani, Buzzetti); ed antiche ditte che
commer¬ciano all'ingrosso vino (De Giacomi, Sterlocchi, Perego).
Nel settore dell'energia opera la Società per
l'Illuminazione elettrica (S.I.E.C.) e si presenta sulla scena della valle la
Società Idroelettrica Cisalpina.
Il settore edile è rappresentato dalla ditta Ploncher-Morani
e dalla Società Lombarda di Costruzioni Edili D.E. Peduzzi
Nel settore creditizio, in città, sono aperti quattro
sportelli:
- la Banca Privata Ponti, Dell'Orto, Pasini e C.;
- la Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde;
- la Banca Piccolo Credito Valtellinese.
Nel 1923 nascerà il Banco Fagioli ed aprirà uno sportello la
Banca Agricola Italiana di Torino.
Le attività estrattive, ormai scomparsa la lavorazione della
pietra olla¬re, sono concentrate a Novate Mezzola, dove le cave di granito
"S. Fedelino" hanno procurato, fino al 1915, un discreto lavoro agli
scalpelli.
Nel 1922 però le cave sono ferme. La promettente
produzione... «del nuovo secolo fu bruscamente interrotta dallo scoppiare della
prima guer¬ra mondiale che fermò quasi completamente, per oltre un quinquennio,
l'attività delle cave...»
Nel settembre del '22 una cooperativa di scalpellini, sorta
su impulso della sezione socialista, dopo «quasi un anno di disoccupazione,
riceve una prima ordinazione».
A partire dal 1923 riprende la lavorazione del granito «…
con un'inten¬sità quale mai s'era vista per l'innanzi. La spinta venne
nuovamente da Milano in conseguenza del vasto rinnovamento urbanistico del
dopoguer¬ra e dei grandi lavori stradali...»
L'avvento della ferrovia e la buona percorribilità della
strada dello Spluga danno, a partire dal primo novecento, un certo impulso al
turismo. Chiavenna è attrezzata per rispondere ai flussi in transito da o verso
la Svizzera; Campodolcino e, soprattutto, Madesimo, che può sfruttare la
notorietà data alla località dai soggiorni estivi di Giosuè Carducci nei primi
anni del secolo, vedono aumentare le presenze turistiche in albergo ed in case
private. Si calcola che, nell'estate del 1921, siano presenti in Vallespluga
circa duemila villeggianti.
Alcune applicazioni tecnologiche hanno consentito
all'industria chia¬vennasca di mantenersi competitiva nel primo ventennio del
secolo.
La prima centrale termoelettrica italiana viene inaugurata
il 28 giu¬gno1883 in Via S. Radegonda a Milano con l'illuminazione del teatro
Manzoni.
Pochi mesi dopo, nel settembre 1883, nel Cotonificio Amman di
Chiavenna, l'ing. Lorenzo Vanossi installa un generatore elettrico, azio¬nato
idraulicamente, in grado di accendere trenta lampade ad incande¬scenza che
sostituiscono i lucignoli a petrolio.
«Dall'Alpe Retica rileviamo che nello stabilimento Amman di
Chiavenna fu messa in opera... l'illuminazione elettrica con 30 fiamme... Le
nostre congratulazioni al distinto ingegnere ed all'ardito industria¬le».
Nei primi anni del Novecento, migliorata la tecnica di
produzione di energia idroelettrica con l'applicazione dell'alternatore,
sorgono a Chiavenna cinque centraline: tre muovono le macchine del cotonificio
Amman, una muove quelle del birrificio, la quinta è installata nel mulino e
pastificio Moro.
Un'ulteriore centralina al servizio dell'industria
chiavennasca sarà inaugurata nel 1924, alla Molinanca, per far funzionare i
motori di alcu¬ni piccoli stabilimenti.
AGRICOLTURA
Nel 1922 solo a Chiavenna e, in misura molto minore, a
Novate Mez¬ zola è presente un nucleo di proletariato urbano.
Nella valle quasi tutte le famiglie possiedono almeno un
pezzo di terra. La piccola proprietà fondiaria diffusa costituisce il tratto
prevalente nella struttura socio-economica.
Il nucleo produttivo è formato dalla famiglia. All'interno
di essa con¬corrono alla formazione del reddito: la donna e i bambini che,
spesso, si accollano i lavori nella stalla e nei campi; il lavoratore
dell'industria o del¬l'artigianato che, nelle ore libere, dà una mano in
campagna; l'emigrante stagionale che si reca, prevalentemente in Svizzera, a
fare il pastore, il famiglio, il falciatore o il boscaiolo; l'emigrante nelle
Americhe, che man¬tiene i legami con la famiglia e la proprietà con le rimesse
pecuniarie.
Tutti lavorano per il sostentamento e per il miglioramento
delle condi¬zioni famigliari. Se non intervengono disgrazie (incidenti,
pestilenze, guerre, moria di bestiame...) si investiranno i guadagni
nell'adeguamen¬to o nell'ampliamento dell'azienda.
Da tempo il salario industriale ed il ricavo delle
“stagioni” sono diven¬tati economicamente più consistenti rispetto al reddito
agrario, ma la pro¬prietà della terra mantiene ancora un ruolo fondamentale:
sono l'orto, il campo e la stalla che sfamano nei momenti di crisi, o quando le
cose vanno male.
Nel fondovalle e nella mezza costa montana il terreno è
spezzettato in piccole proprietà; nel piano del Mera ci sono consistenti lotti
di proprietà comunale; gli alpeggi sono a proprietà comune o consortile.
L'alimentazione dei contadini e degli operai è piuttosto
scarsa, costi¬tuita in gran parte da polenta, minestra, patate, fagioli e
latticini. Le abi¬tazioni sono piccole, male arieggiate, umide ed insufficienti
al bisogno delle famiglie. .
L'elettrificazione dei paesi (vedi Tav. 1) ha migliorato la
situazione: in parecchie case si installa qualche lampadina che aiuta a rendere
meno lunghe le sere invernali. Ci sono ancora, specialmente sui maggenghi, ma
non solo, abitazioni senza vetri e senza camino, tanto che l'abitudine di
riunirsi nelle stalle per passare le lunghe serate invernali è ancora usua¬le
nei paesi della valle.
TAV. 1
Diffusione dell'illuminazione elettrica
ANNO CENTRALINA CORSO D'ACQUA LOCALITÀ ILLUMINATA
1895 S. Giacomo
Filippo Liro Chiavenna
1896 Campo Mezzola Codera Novate Mezzola
1901 Villa di
Chiavenna Vertura Villa di Chiavenna
901/10* S.
Giacomo Filippo Liro Prata Camportaccio,Mese, Coloredo,
Castanedi, S. Pietro, S. Cassiano
1912 Prosto Mera Prosto
1912 Savogno Acqua Fragia Savogno
1917 Borgonuovo ? Borgonuovo,
S.Croce
1920 S. Giacomo
Filippo Liro (SIEC) S. Giacomo Centro,Gallivaggio
1923** Sorico ? Era,
Gordona, Verceia
1924 Loc. Siberia Meretta Somaggia
* Agli inizi del secolo la S.I.E.C. sostituisce la dinamo
con l'alternatore aumentando la potenza della centra¬le di S. Giacomo.
** La Società Cisalpina utilizza la linea elettrica a 20.000
volt, costruita per i suoi lavori in valle Spluga, per illuminare i paesi della
valle.
Maurizio Quadrio: pioniere
del Movimento operaio a Chiavenna
La Società Democratica Operaia di Chiavenna celebra un
secolo di fedeltà agli ideali di Maurizio Quadrio
Nella cartelletta 1877 dell'archivio della Società
democratica operaia di mutuo soccorso di Chiavenna si conservano, nello
scrupoloso ordine come vi furono lasciate un secolo fa, le carte documentarie
della prima commemorazione di Maurizio Quadrio. Ci è parso necessario
ricollegarci con le intenzioni e le decisioni dei nostri con soci di
tre-quattro generazioni fa anzitutto per veri¬ficare la nostra coerenza con i
loro ideali e quindi per impegnarci, secondo tradizione, in un programma di
onoranze che, lontane dal fastigio retorico, ci ponesse in grado di riaffermare
il valore democratico della solidarietà e dell'unità dei lavoratori del braccio
e del pensiero.
Maurizio Quadrio era nato il 6 settembre 1800 a Chiavenna,
dove suo padre Carlo, che esercitava la professione medica, aveva sposato la
chiavennasca Angelica Pestalozzi. I Quadrio erano originari di Chiuro in
Valtellina. Quando il dotto Carlo, appena alcuni anni dopo, lo poté, fece
ritorno al borgo natio, portando con sé la famiglia, arricchitasi nel frattempo
di ben altri cinque rampolli.
A Chiavenna di Maurizio Quadrio non rimase forse nulla, se
si eccettua l'annotazione del suo battesimo sui registri parrocchiali di San
Lorenzo.
C'è notizia che da parte di qualcuno si pose in dubbio in
qualche momento la sua nascita nella città della Mera. Tuttavia la verità
anagrafica fu ripresa e consolidata con l'affermarsi della sua perso¬nalità
politica. Fu lo stesso Maurizio Quadrio, nell'unica lettera inviata al neo
costituito Circolo repubblicanoPensiero e Azio¬ne di Chiavenna nel giugno o
luglio 1872, a ricordare il suo borgo natale: «l'annunzio che me ne date è
riuscito gratissimo a me che nacqui fra i nostri monti ». Non solo dunque
simpatia e gratitudine per la comune fede repubblicana dovevano animare i promotori
delle celebrazioni chiavennasche del Quadrio nel 1877 (l'anno successivo alla
sua morte), ma anche il doveroso impegno ad onorare il concittadino, che aveva
visto la luce lungo le rive della sonante Mera.
Il primo cenno di proposta «per la prossima festa
commemora¬tiva di inaugurare una lapide a Maurizio Quadrio nella casa in
Chiavenna ove ebbe nascimento» appare nel verbale della seduta del Consiglio di
amministrazione della Società operaja del 9 ago¬sto 1877, firmato da Carlo
Pedretti, G. Crottogini e G. Redaelli. Gli stessi inviano una lettera in data 2
settembre 1877 ai signori Carlo Moro e Fioramonte Peverelli con il seguente
testo: «Sa¬rebbe intendimento di questa Società di ricordare con una modesta
pietra il virtuoso e forte patriota Maurizio Quadrio, che ebbe i natali in
Chiavenna, precisamente nella casa di proprietà della S.V. A tale scopo la
scrivente Direzione prega di voler concedere a questa Società il collocamento
della pietra sulla facciata di detta casa, in posizione da destinarsi di comune
accordo».
Tanto il signor Peverelli quanto il signor Moro rispondevano
quasi immediatamente, precisamente il 5 settembre, indirizzando rispettivamente
alla lodevole Società democratica operaja e alla onorevole Società operaja di
mutuo soccorso. Il signor Fioramonte Peverelli, «applaudendo alla
determinazione di ricor¬dare il patriota Maurizio Quadrio», scrive:
«acconsento, da mia parte, di buon grado acché sia collocata [...] una pietra
sulla facciata della casa in contrada della fabbrica, salvo gli opportuni
concerti sulla prevista posizione». Similmente il signor Moro, «per gli eredi
di Antonio Perlongher», aderisce «pienamente al desiderio di codesta Società
per il collocamento in questa casa della pietra ricordante Maurizio Quadrio;
sempre però faccia adesione l'altro comproprietario sig. Peverelli Fioramonte».
Quattro giorni dopo, il 9 settembre, si riunisce in generale
adu¬nanza la direzione della Società democratica operaja per delibe¬rare, al
primo punto dell'ordine del giorno, sulla «proposta di fare la festa
commemorativa nel mese di ottobre p.v., inauguran¬do in tale occasione una
lapide a Maurizio Quadrio». «Dopo breve discussione», riferisce il verbale,
«l'Assemblea unanime delibera di fare la proposta festa commemorativa
possibilmente il 30 and. mese [...] ed all'uopo nomina per acclamazione una
commissione composta dai soci Ploncher Enrico [che non accet¬tò], Pighetti
Enrico, Del Grosso Andrea, Oldrini Luigi, Pollavini Bartolomeo, Mella Ercole».
In un piccolo foglio inserito nel fascicolo del verbale si
riporta il testo della lapide: «In questa casa / nacque / MAURIZIO QUADRIO / il
6 settembre 1800 / La Società Democratica Ope¬raja / ottobre 1877».
La Commissione per la festa commemorativa fu convocata per
il 21 settembre, ore 8 di sera. Poiché però dei sei membri soltanto due
(Bartolomeo Pollavini e Andrea Del Grosso) risultarono pre¬senti, non si poté
procedere alla discussione, mancando il numero legale. Riconvocata la
Commissione per il 27 settembre, sempre alle 8 di sera, risultarono presenti
tre membri (Bartolomeo Pol¬lavini, Ercole Mella e Luigi Oldrini). Essendovi il
numero legale, si poté alfine deliberare. Oggetto della discussione fu però la
scelta di un fondo, in località Pizzo 4, ove fare svolgere la festa sociale.
Nessun accenno alle celebrazioni in onore di Maurizio Quadrio. Gioverà in
proposito ricordare come «ogni anno, in ottobre, la Società celebrava con una
festa campestre, a Prata, a Prosto, a Santa Croce, a Villa la ricorrenza della
propria fonda¬zione. Erano feste indimenticabili per lo spirito di fratellanza
che le animava, allietate dagli inni della patria e dai canti del l5 repertorio
popolare».
In quell'anno 1877, come si legge nel successivo verbale del
7 ottobre, relativo all'adunanza generale del Consiglio, «a 1 ora e mezzo
pomeridiana [...] si prendono le disposizioni per la Festa, concernenti
semplicemente l'inaugurazione della lapide a Maurizio Quadrio [...] ed il
concerto da darsi dalla banda della Società 6 alle ore 4 pomeridiane».
La domenica pomeriggio, 14 ottobre, si svolse la cerimonia
com¬memorativa. Di essa tratta il verbale dell'adunanza riunitasi nella stessa
giornata, steso e firmato da Carlo Pedretti per la direzione. Al primo punto
esso reca: «Inaugurazione della lapide a Mauri¬zio Quadrio». L'estensore
annota: «Presente numeroso stuolo di soci, la Società parte dalla sede sociale
7 colla bandiera e il corpo musicale in testa e, percorrendo le contrade del
paese, giunge in bell'ordine alle ore 2 pomo sul luogo dell'inaugurazione, ove
la cerimonia del collocamento della lapide a Maurizio Qua¬drio si compie nei
modi descritti nel numero 42 dell' Alpe Reti¬ca [...]. La Società fa quindi
ritorno in massa nella sala sociale, ove si procede all'esaurimento degli altri
articoli dell'ordine del giorno».
Allegato al foglio del verbale si trova, con l'esemplare
precisione degli antichi amministratori della Società operaja, il numero del
settimanale Alpe Retica,foglietto popolare valtellinese, datato Chiavenna 20
ottobre 1877, che in prima pagina, sotto il semplice titolo “Maurizio Quadrio”,
su una sola colonna, presenta con stile sottilmente polemico la descrizione
della cerimonia. Essa corri¬sponde al tono del settimanale, creato proprio per
muovere le acque dinanzi alla «così detta gente seria che posa a reggitrice
della cosa pubblica e a moderatrice del borgo», di quella gente che,
approfittando del tempo magnifico e invitante a «godersela fra le valli», aveva
preferito «lasciare da un canto la miseria di una lapide, incastrata in un
muro, a ricordo d'un individuo che non ebbe neppure la gloria di vantare uno
straccetto di nastro all'occhiello dell'abito». La cerimonia, scrive
l'articolista, riuscì «cerimonia schiettamente democratica. Né poteva essere
altri¬menti», continua. Infatti «l'iniziativa partì dal popolo, e l'uomo, la
cui memoria si onorò con un modesto marmo, ebbe cuore di popolo e lottò col
senno e colla mano per la libertà del popolo».
Le onoranze ebbero dunque, come protagonista, «l'elemento
operajo ».
La cronaca annota che «alle due pomeridiane la nostra
Società operaia, preceduta dal Corpo musicale e a bandiere spiegate, mosse in
bell'ordine dalla sede sociale, fece un giro nel paese e quindi si avviò alla
casa che raccolse i primi vagiti dell'immortale repubblicano, situata in via
della fabbrica, e che d'ora innanzi dovrebbe essere chiamata via Maurizio
Quadrio. Là giunta, ri¬suonò l'armonioso inno delle battaglie popolari e un
bravo ope¬rajo collocò la lapide presso l'angolo di quella parte della casa che
prospetta il grandioso opificio Amman li, Dopo breve pausa, il signor Redaelli
12 diede lettura dei telegrammi e delle lettere pervenute alla Società ed alla
Redazione dell'Alpe Redica 13. Quin¬di prese la parola il degno presidente
della Società operaia, signor Carlo Pedretti; egli pronunciò un discorso breve,
ma caloroso e pieno di forti e patriottici pensieri, che venne salutato da
applau¬si». Tra l'altro il Pedretti sviluppò il concetto, velato di lontani
influssi della Riforma e robustamente essenziale, come essenziale è lo spirito
della gente di montagna, secondo cui «i monumenti sontuosi denotano decadenza
di un popolo, mentre i modesti ricordi [...] significano un progresso morale e
sono indizi che la coscienza del popolo ne segue gli esempi».
«Riecheggiarono», continua la cronaca, «le note pur sempre
elettrizzanti dell'inno garibaldino» e poscia il segretario della Società
operaia e direttore diAlpe Retica, Giovanni Redaelli, pronunciò il discorso
ufficiale, che viene riportato dal giornale per esteso. Di esso noi ci
limitiamo a riferire il passo, che rite¬niamo centrale.
«Inaugurando una lapide alla memoria di quel sommo
Valtelli¬nese, il nostro concetto fu quello di ricordare alla generazione che
sorge un nome che fu la personificazione del “dovere” e della “virtù”, e di
porgere ad essa un esempio vivo e luminoso del modo con cui si debba compiere
il dovere e praticare la virtù come uomo e come cittadino; un nome che
Garibaldi chiamò “luminare benefico in tempi di tristissima corruzione”, e che
noi vorremmo le servisse di bandiera sulle vie della libertà. Inaugu¬randola
oggi noi intendiamo pure di fare una protesta solenne contro l'ipocrisia
politica, contro la corruttela serpeggiante nei meandri sociali, contro il
voltafaccia coonestato col passaporto “modificazioni d'opinione”; ipocrisia, corruttela
e voltafaccia do¬minanti nella nostra Italia, cominciando dall'alto ». La
cronaca conclude scrivendo che, «ultimata la patriottica cerimonia, la Società
operaja, fra i lieti suoni del suo bravo Corpo filarmonico, rientrò alla
propria sede, colla coscienza d'aver compiuto un do¬vere in faccia alla
democrazia e a sé stessa, onorando la santa memoria di Maurizio Quadrio».
Allegato al fascicolo delle celebrazioni si conserva un
foglietto, datato 15 ottobre 1877 e firmato dal segretario Redaelli, da cui si
deduce il costo della lapide: «Pagate a Pollavini Bartolomeo per la spesa
lapide e condotta da Varenna Lire 20.50». La lapide era stata dunque preparata
a Varenna, dove fiorivano le cave del marmo locale. La spesa era stata
totalmente coperta con la vendita di dieci ritratti del Mazzini e di quindici
del Quadrio, «spediti dal fotografo signor Eugenio Martinucci da Londra a
favore della lapide a Maurizio Quadrio».
A distanza di un secolo la nostra Società democratica
operaja di mutuo soccorso ha promosso le manifestazioni commemorative del
patriota concittadino, in collaborazione con l'Associazione mazzi¬niana
italiana, il cui presidente nazionale, prof. Giuseppe Trama¬rollo, già in
occasione delle celebrazioni secolari della morte di Giuseppe Mazzini (1972),
ci aveva impegnato a dare la dovuta attenzione, nella continuità culturale e
civica del nostro sodalizio, all'anniversario del Quadrio.
Nell'incontro svolto si a Milano presso la sede dell'A.M.I.,
dome¬nica 11 gennaio 1976, tra il nostro presidente, Luigi Festorazzi, e il
segretario, Sergio Consonni, ed il presidente e dirigenti del¬l'A.M.I.,
Giuseppe Tramarollo, Arturo Colombo e Roberto Bran¬di, si posero le basi
programmatiche delle manifestazioni. Esse comprendono:
1) un convegno di studi sulla figura di Maurizio Quadrio con
la partecipazione di relatori di vari Paesi europei. Sono annun¬ciate pure
alcune comunicazioni di soci chiavennaschi della Società operaja;
2) lo scoprimento ed inaugurazione di una lapide, murata
sulla parete esterna dell'edificio della Società operaja (lato gioco bocce) con
la seguente epigrafe:
«AL CONCITTADINO / MAURI¬ZIO QUADRIO / PIONIERE DEL
MOVIMENTO OPERAIO / NEL CENTENARIO DELLA MORTE / LA SOC. DEMOCRATICA OPE¬RAJA
DI M.S. / DI CHIAVENNA / DEDICÒ / 11 APRILE 1976»;
3) un corteo con partecipazione dei soci, autorità ed ospiti
pre¬senti, dei Garibaldini reduci dalle Argonne e della Banda cittadina, che
eseguirà inni risorgimentali. Esso muoverà dalla sede sociale in via
Cappuccini, percorrerà via Dolzino, piazza Pestalozzi, ancora via Dolzino,
piazza Castello sino in via M. Quadrio. Deposizione di fiori sulla casa natale.
Ritorno in piazza Castello. Deposizione di una corona dinanzi alla stele di M.
Quadrio. Discorso ufficiale del prof. Giuseppe Tramarollo;
4) ricevimento in municipio degli ospiti convenuti.
Alle manifestazioni sono stati invitati soci, autorità,
amici e per¬sonalità della Valchiavenna e dell'intera provincia di Sondrio, in
particolare le Società operaje di Sondrio e Colico, che sono le due con sorelle
sopravvissute, insieme con la nostra, alle alterne vicende di un secolo e con
cui intratteniamo cordiali rapporti.
La nostra Società operaja ha chiesto ed ottenuto la
collaborazione nell'organizzazione delle manifestazioni del Comune di
Chiaven¬na, della Comunità montana della Valchiavenna, del Centro di studi
storici valchiavennaschi, del museo A VIS-Paradiso, della Pro Chiavenna.
È stato affisso in Chiavenna e in valle il seguente
manifesto.
SOCIETÀ DEMOCRATICA OPERAJA DI MUTUO SOCCORSO CHIAVENNA
MAURIZIO QUADRIO 1800/1876
Un secolo fa si spegneva in Roma Maurizio Quadrio, intrepido
patriota mazziniano, al quale Chiavenna aveva dato i natali nel 1800.
I nostri antenati ebbero da lui ammaestramento coerente ed
in¬citamento fermo ad operare con rettitudine nella nuova Italia
risorgimentale, che con Mazzini egli aveva desiderato repubbli¬cana
settant'anni prima che la storia lo decretasse.
La nostra Società operaia, fondata e guidata con coraggio ed
entusiasmo da Carlo Pedretti, contava più di 500 soci nella Chia¬venna
d'allora, che aveva colto negli ideali del mutuo soccorso e della giustizia
sociale le valide ragioni dell'unione solidale dei cittadini.
L'esempio di quei nostri lontani padri, operai del braccio e
della mente, si è tramandato nel borgo e nella valle come richiamo costante ai
valori del reciproco rispetto, della tolleranza e della libertà. Per questo,
assieme a Maurizio Quadrio, noi li onoriamo tutti, dall'umile operaio delle
dodici ore quotidiane al generoso maestro delle poche decine di lire mensili,
grati a loro per la splendida eredità morale lasciataci, anche se amaramente
consa¬pevoli che l'Italia, forse umile ma onesta da loro voluta, resta tuttora
un impegno da compiere.
Il Consiglio direttivo
Anche l'Associazione mazziniana italiana ha fatto affiggere
in tutta la provincia di Sondrio un manifesto con il seguente testo.
ASSOCIAZIONE MAZZINIANA ITALIANA
CENTENARIO DELLA MORTE DI MAURIZIO QUADRIO
Cittadini,
nel trentesimo anniversario della proclamazione della
Repubblica una ed indivisibile si compiono cent' anni dalla scomparsa del più
fedele discepolo di Giuseppe Mazzini, che ne condivise tenace¬mente gli ideali
di indipendenza nazionale e di fratellanza dei popoli, di libertà e di
emancipazione sociale: Maurizio Quadrio. Tutta la Valtellina, memore del!'
eroismo dei combattenti mazzi¬niani di Verceja, ricorda alle regioni consorelle
della patria italiana
la figura del grande chiavennasco, semplice e rude)
cospiratore e combattente) giornalista e organizzatore, che raccolse l'eredità
spirituale di Mazzini e guidò con mano ferma fino alla morte in Roma nel 1876
la prima organizzazione nazionale dei lavoratori italiani.
L'integrità della vita, l'intransigenza repubblicana, la
fierezza del carattere, il rifiuto della demagogia fanno di Maurizio Quadrio
una figura esemplare dell'Italia moderna: nella sua montanara modestia
Egli può ancora insegnare agli Italiani che nessun
pro¬gresso è possibile senza libertà.
Milano, via Pantano 17
La direzione Nazionale
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