sabato 25 aprile 2015

Lavoro e cultura nel ‘900 italiano 5 (Valchiavenna e lavoro) - A cura di Claudio Di Scalzo


Lavoro e cultura nel ‘900 italiano 5 
(Valchiavenna e lavoro) 
a cura di Claudio Di Scalzo



LO SVILUPPO INDUSTRIALE DELLA VALCHIAVENNA
INDUSTRIA

Collocata in ottima posizione per gli scambi tra le valli dell'Adda, del Ticino, del Reno e dell'Inni Chiavenna fu per secoli un fiorente centro commerciale.
Agli inizi del XIX secolo, la costruzione della strada carreggiabile dello Spluga2, all'epoca la più importante arteria commerciale tra Milano e la Germania, accrebbe notevolmente il volume delle merci che transitavano dalla cittadina, ultima tappa prima di valicare le Alpi. Nello stesso tempo l'aumento della velocità dei trasporti provocò la decadenza della Valle Spluga (o Val S. Giacomo), che per secoli era vissuta dei servizi al transi¬to.
La costruzione della rete ferroviaria attraverso le Alpi, nella seconda metà dell'ottocent03, trasferì le sedi commerciali presso i nodi ferroviari ed azzerò l'importanza strategica dei valichi. Chiavenna perse definitiva¬mente il ruolo di “emporio” al piede delle Alpi, pur mantenendo per lungo tempo i tratti culturali dei luoghi di passaggio.
In città esisteva una sola fabbrica di grandi dimensioni: il cotonificio diChiavenna fondato da azionisti svizzeri.
Nella seconda metà del secolo, mentre l'emigrazione verso le Americhe e l'Europa spopolava i paesi della Valle, lungo il fiume Mera cominciaro¬no a collocarsi, accanto ai capannoni del cotonificio, altri stabilimenti.
Nel 1922 Chiavenna è una cittadina industriale.
Il cotonificio, che all'inizio del 1923 cambierà padrone e nome,4 occupa poco meno di 500 operai che lavorano in tre stabilimenti: Poiatengo, Convitto e Tanno (o Reguscio).
Nel settore tessile operano anche l'ovattificio Fratelli Dolci (già Steinauer), con più di trenta dipendenti ed il piccolo lanificio Buzzetti.
Il birrificio Spluga, sorto dalla fusione dei birrifici preesistenti, è in continua espansione produttiva occupando,nel periodo estivo, più di 300 operai.
Nel settore alimentare operano: il pastificio e mulino Fratelli Moro, la fabbrica di caramelle Scaramellini, con dieci dipendenti, ed il piccolo salu¬mificio dei Fratelli Pozzoli.
La ditta Confalonieri, sorta agli inizi del secolo come fabbrica di ges¬setti da lavagna, si sviluppa nei settori dei pastelli e di altri articoli sco¬lastici.
La ditta Raimondo Persenico, prima fabbrica di sci in Italia, produce anche botti, mobili ed oggetti di cancelleria.
Dal 1910 la ditta Conca costruisce stufe. Ci sono anche segherie e nego¬zi di legname (Rota, Giuriani, Buzzetti); ed antiche ditte che commer¬ciano all'ingrosso vino (De Giacomi, Sterlocchi, Perego).
Nel settore dell'energia opera la Società per l'Illuminazione elettrica (S.I.E.C.) e si presenta sulla scena della valle la Società Idroelettrica Cisalpina.
Il settore edile è rappresentato dalla ditta Ploncher-Morani e dalla Società Lombarda di Costruzioni Edili D.E. Peduzzi
Nel settore creditizio, in città, sono aperti quattro sportelli:
- la Banca Privata Ponti, Dell'Orto, Pasini e C.;
- la Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde;
- la Banca Piccolo Credito Valtellinese.
Nel 1923 nascerà il Banco Fagioli ed aprirà uno sportello la Banca Agricola Italiana di Torino.
Le attività estrattive, ormai scomparsa la lavorazione della pietra olla¬re, sono concentrate a Novate Mezzola, dove le cave di granito "S. Fedelino" hanno procurato, fino al 1915, un discreto lavoro agli scalpelli.
Nel 1922 però le cave sono ferme. La promettente produzione... «del nuovo secolo fu bruscamente interrotta dallo scoppiare della prima guer¬ra mondiale che fermò quasi completamente, per oltre un quinquennio, l'attività delle cave...»
Nel settembre del '22 una cooperativa di scalpellini, sorta su impulso della sezione socialista, dopo «quasi un anno di disoccupazione, riceve una prima ordinazione».
A partire dal 1923 riprende la lavorazione del granito «… con un'inten¬sità quale mai s'era vista per l'innanzi. La spinta venne nuovamente da Milano in conseguenza del vasto rinnovamento urbanistico del dopoguer¬ra e dei grandi lavori stradali...»
L'avvento della ferrovia e la buona percorribilità della strada dello Spluga danno, a partire dal primo novecento, un certo impulso al turismo. Chiavenna è attrezzata per rispondere ai flussi in transito da o verso la Svizzera; Campodolcino e, soprattutto, Madesimo, che può sfruttare la notorietà data alla località dai soggiorni estivi di Giosuè Carducci nei primi anni del secolo, vedono aumentare le presenze turistiche in albergo ed in case private. Si calcola che, nell'estate del 1921, siano presenti in Vallespluga circa duemila villeggianti.
Alcune applicazioni tecnologiche hanno consentito all'industria chia¬vennasca di mantenersi competitiva nel primo ventennio del secolo.
La prima centrale termoelettrica italiana viene inaugurata il 28 giu¬gno1883 in Via S. Radegonda a Milano con l'illuminazione del teatro Manzoni.
Pochi mesi dopo, nel settembre 1883, nel Cotonificio Amman di Chiavenna, l'ing. Lorenzo Vanossi installa un generatore elettrico, azio¬nato idraulicamente, in grado di accendere trenta lampade ad incande¬scenza che sostituiscono i lucignoli a petrolio.
«Dall'Alpe Retica rileviamo che nello stabilimento Amman di Chiavenna fu messa in opera... l'illuminazione elettrica con 30 fiamme... Le nostre congratulazioni al distinto ingegnere ed all'ardito industria¬le».
Nei primi anni del Novecento, migliorata la tecnica di produzione di energia idroelettrica con l'applicazione dell'alternatore, sorgono a Chiavenna cinque centraline: tre muovono le macchine del cotonificio Amman, una muove quelle del birrificio, la quinta è installata nel mulino e pastificio Moro.
Un'ulteriore centralina al servizio dell'industria chiavennasca sarà inaugurata nel 1924, alla Molinanca, per far funzionare i motori di alcu¬ni piccoli stabilimenti.


AGRICOLTURA

Nel 1922 solo a Chiavenna e, in misura molto minore, a Novate Mez¬ zola è presente un nucleo di proletariato urbano.
Nella valle quasi tutte le famiglie possiedono almeno un pezzo di terra. La piccola proprietà fondiaria diffusa costituisce il tratto prevalente nella struttura socio-economica.
Il nucleo produttivo è formato dalla famiglia. All'interno di essa con¬corrono alla formazione del reddito: la donna e i bambini che, spesso, si accollano i lavori nella stalla e nei campi; il lavoratore dell'industria o del¬l'artigianato che, nelle ore libere, dà una mano in campagna; l'emigrante stagionale che si reca, prevalentemente in Svizzera, a fare il pastore, il famiglio, il falciatore o il boscaiolo; l'emigrante nelle Americhe, che man¬tiene i legami con la famiglia e la proprietà con le rimesse pecuniarie.
Tutti lavorano per il sostentamento e per il miglioramento delle condi¬zioni famigliari. Se non intervengono disgrazie (incidenti, pestilenze, guerre, moria di bestiame...) si investiranno i guadagni nell'adeguamen¬to o nell'ampliamento dell'azienda.
Da tempo il salario industriale ed il ricavo delle “stagioni” sono diven¬tati economicamente più consistenti rispetto al reddito agrario, ma la pro¬prietà della terra mantiene ancora un ruolo fondamentale: sono l'orto, il campo e la stalla che sfamano nei momenti di crisi, o quando le cose vanno male.
Nel fondovalle e nella mezza costa montana il terreno è spezzettato in piccole proprietà; nel piano del Mera ci sono consistenti lotti di proprietà comunale; gli alpeggi sono a proprietà comune o consortile.
L'alimentazione dei contadini e degli operai è piuttosto scarsa, costi¬tuita in gran parte da polenta, minestra, patate, fagioli e latticini. Le abi¬tazioni sono piccole, male arieggiate, umide ed insufficienti al bisogno delle famiglie. .
L'elettrificazione dei paesi (vedi Tav. 1) ha migliorato la situazione: in parecchie case si installa qualche lampadina che aiuta a rendere meno lunghe le sere invernali. Ci sono ancora, specialmente sui maggenghi, ma non solo, abitazioni senza vetri e senza camino, tanto che l'abitudine di riunirsi nelle stalle per passare le lunghe serate invernali è ancora usua¬le nei paesi della valle.

TAV. 1
Diffusione dell'illuminazione elettrica

ANNO   CENTRALINA     CORSO D'ACQUA            LOCALITÀ ILLUMINATA
1895      S. Giacomo Filippo          Liro        Chiavenna
1896      Campo Mezzola               Codera Novate Mezzola
1901      Villa di Chiavenna            Vertura                Villa di Chiavenna
901/10*               S. Giacomo Filippo          Liro        Prata Camportaccio,Mese, Coloredo, Castanedi, S. Pietro, S. Cassiano
1912      Prosto  Mera     Prosto
1912      Savogno              Acqua Fragia      Savogno
1917      Borgonuovo      ?             Borgonuovo, S.Croce
1920      S. Giacomo Filippo          Liro (SIEC)           S. Giacomo Centro,Gallivaggio
1923** Sorico   ?             Era, Gordona, Verceia
1924      Loc. Siberia         Meretta              Somaggia

* Agli inizi del secolo la S.I.E.C. sostituisce la dinamo con l'alternatore aumentando la potenza della centra¬le di S. Giacomo.
** La Società Cisalpina utilizza la linea elettrica a 20.000 volt, costruita per i suoi lavori in valle Spluga, per illuminare i paesi della valle.



Maurizio Quadrio: pioniere
del Movimento operaio a Chiavenna
La Società Democratica Operaia di Chiavenna celebra un secolo di fedeltà agli ideali di Maurizio Quadrio

Nella cartelletta 1877 dell'archivio della Società democratica operaia di mutuo soccorso di Chiavenna si conservano, nello scrupoloso ordine come vi furono lasciate un secolo fa, le carte documentarie della prima commemorazione di Maurizio Quadrio. Ci è parso necessario ricollegarci con le intenzioni e le decisioni dei nostri con soci di tre-quattro generazioni fa anzitutto per veri¬ficare la nostra coerenza con i loro ideali e quindi per impegnarci, secondo tradizione, in un programma di onoranze che, lontane dal fastigio retorico, ci ponesse in grado di riaffermare il valore democratico della solidarietà e dell'unità dei lavoratori del braccio e del pensiero.
Maurizio Quadrio era nato il 6 settembre 1800 a Chiavenna, dove suo padre Carlo, che esercitava la professione medica, aveva sposato la chiavennasca Angelica Pestalozzi. I Quadrio erano originari di Chiuro in Valtellina. Quando il dotto Carlo, appena alcuni anni dopo, lo poté, fece ritorno al borgo natio, portando con sé la famiglia, arricchitasi nel frattempo di ben altri cinque rampolli.
A Chiavenna di Maurizio Quadrio non rimase forse nulla, se si eccettua l'annotazione del suo battesimo sui registri parrocchiali di San Lorenzo.
C'è notizia che da parte di qualcuno si pose in dubbio in qualche momento la sua nascita nella città della Mera. Tuttavia la verità anagrafica fu ripresa e consolidata con l'affermarsi della sua perso¬nalità politica. Fu lo stesso Maurizio Quadrio, nell'unica lettera inviata al neo costituito Circolo repubblicanoPensiero e Azio¬ne di Chiavenna nel giugno o luglio 1872, a ricordare il suo borgo natale: «l'annunzio che me ne date è riuscito gratissimo a me che nacqui fra i nostri monti ». Non solo dunque simpatia e gratitudine per la comune fede repubblicana dovevano animare i promotori delle celebrazioni chiavennasche del Quadrio nel 1877 (l'anno successivo alla sua morte), ma anche il doveroso impegno ad onorare il concittadino, che aveva visto la luce lungo le rive della sonante Mera.
Il primo cenno di proposta «per la prossima festa commemora¬tiva di inaugurare una lapide a Maurizio Quadrio nella casa in Chiavenna ove ebbe nascimento» appare nel verbale della seduta del Consiglio di amministrazione della Società operaja del 9 ago¬sto 1877, firmato da Carlo Pedretti, G. Crottogini e G. Redaelli. Gli stessi inviano una lettera in data 2 settembre 1877 ai signori Carlo Moro e Fioramonte Peverelli con il seguente testo: «Sa¬rebbe intendimento di questa Società di ricordare con una modesta pietra il virtuoso e forte patriota Maurizio Quadrio, che ebbe i natali in Chiavenna, precisamente nella casa di proprietà della S.V. A tale scopo la scrivente Direzione prega di voler concedere a questa Società il collocamento della pietra sulla facciata di detta casa, in posizione da destinarsi di comune accordo».
Tanto il signor Peverelli quanto il signor Moro rispondevano quasi immediatamente, precisamente il 5 settembre, indirizzando rispettivamente alla lodevole Società democratica operaja e alla onorevole Società operaja di mutuo soccorso. Il signor Fioramonte Peverelli, «applaudendo alla determinazione di ricor¬dare il patriota Maurizio Quadrio», scrive: «acconsento, da mia parte, di buon grado acché sia collocata [...] una pietra sulla facciata della casa in contrada della fabbrica, salvo gli opportuni concerti sulla prevista posizione». Similmente il signor Moro, «per gli eredi di Antonio Perlongher», aderisce «pienamente al desiderio di codesta Società per il collocamento in questa casa della pietra ricordante Maurizio Quadrio; sempre però faccia adesione l'altro comproprietario sig. Peverelli Fioramonte».
Quattro giorni dopo, il 9 settembre, si riunisce in generale adu¬nanza la direzione della Società democratica operaja per delibe¬rare, al primo punto dell'ordine del giorno, sulla «proposta di fare la festa commemorativa nel mese di ottobre p.v., inauguran¬do in tale occasione una lapide a Maurizio Quadrio». «Dopo breve discussione», riferisce il verbale, «l'Assemblea unanime delibera di fare la proposta festa commemorativa possibilmente il 30 and. mese [...] ed all'uopo nomina per acclamazione una commissione composta dai soci Ploncher Enrico [che non accet¬tò], Pighetti Enrico, Del Grosso Andrea, Oldrini Luigi, Pollavini Bartolomeo, Mella Ercole».
In un piccolo foglio inserito nel fascicolo del verbale si riporta il testo della lapide: «In questa casa / nacque / MAURIZIO QUADRIO / il 6 settembre 1800 / La Società Democratica Ope¬raja / ottobre 1877».
La Commissione per la festa commemorativa fu convocata per il 21 settembre, ore 8 di sera. Poiché però dei sei membri soltanto due (Bartolomeo Pollavini e Andrea Del Grosso) risultarono pre¬senti, non si poté procedere alla discussione, mancando il numero legale. Riconvocata la Commissione per il 27 settembre, sempre alle 8 di sera, risultarono presenti tre membri (Bartolomeo Pol¬lavini, Ercole Mella e Luigi Oldrini). Essendovi il numero legale, si poté alfine deliberare. Oggetto della discussione fu però la scelta di un fondo, in località Pizzo 4, ove fare svolgere la festa sociale. Nessun accenno alle celebrazioni in onore di Maurizio Quadrio. Gioverà in proposito ricordare come «ogni anno, in ottobre, la Società celebrava con una festa campestre, a Prata, a Prosto, a Santa Croce, a Villa la ricorrenza della propria fonda¬zione. Erano feste indimenticabili per lo spirito di fratellanza che le animava, allietate dagli inni della patria e dai canti del l5 repertorio popolare».
In quell'anno 1877, come si legge nel successivo verbale del 7 ottobre, relativo all'adunanza generale del Consiglio, «a 1 ora e mezzo pomeridiana [...] si prendono le disposizioni per la Festa, concernenti semplicemente l'inaugurazione della lapide a Maurizio Quadrio [...] ed il concerto da darsi dalla banda della Società 6 alle ore 4 pomeridiane».
La domenica pomeriggio, 14 ottobre, si svolse la cerimonia com¬memorativa. Di essa tratta il verbale dell'adunanza riunitasi nella stessa giornata, steso e firmato da Carlo Pedretti per la direzione. Al primo punto esso reca: «Inaugurazione della lapide a Mauri¬zio Quadrio». L'estensore annota: «Presente numeroso stuolo di soci, la Società parte dalla sede sociale 7 colla bandiera e il corpo musicale in testa e, percorrendo le contrade del paese, giunge in bell'ordine alle ore 2 pomo sul luogo dell'inaugurazione, ove la cerimonia del collocamento della lapide a Maurizio Qua¬drio si compie nei modi descritti nel numero 42 dell' Alpe Reti¬ca [...]. La Società fa quindi ritorno in massa nella sala sociale, ove si procede all'esaurimento degli altri articoli dell'ordine del giorno».
Allegato al foglio del verbale si trova, con l'esemplare precisione degli antichi amministratori della Società operaja, il numero del settimanale Alpe Retica,foglietto popolare valtellinese, datato Chiavenna 20 ottobre 1877, che in prima pagina, sotto il semplice titolo “Maurizio Quadrio”, su una sola colonna, presenta con stile sottilmente polemico la descrizione della cerimonia. Essa corri¬sponde al tono del settimanale, creato proprio per muovere le acque dinanzi alla «così detta gente seria che posa a reggitrice della cosa pubblica e a moderatrice del borgo», di quella gente che, approfittando del tempo magnifico e invitante a «godersela fra le valli», aveva preferito «lasciare da un canto la miseria di una lapide, incastrata in un muro, a ricordo d'un individuo che non ebbe neppure la gloria di vantare uno straccetto di nastro all'occhiello dell'abito». La cerimonia, scrive l'articolista, riuscì «cerimonia schiettamente democratica. Né poteva essere altri¬menti», continua. Infatti «l'iniziativa partì dal popolo, e l'uomo, la cui memoria si onorò con un modesto marmo, ebbe cuore di popolo e lottò col senno e colla mano per la libertà del popolo».
Le onoranze ebbero dunque, come protagonista, «l'elemento operajo ».
La cronaca annota che «alle due pomeridiane la nostra Società operaia, preceduta dal Corpo musicale e a bandiere spiegate, mosse in bell'ordine dalla sede sociale, fece un giro nel paese e quindi si avviò alla casa che raccolse i primi vagiti dell'immortale repubblicano, situata in via della fabbrica, e che d'ora innanzi dovrebbe essere chiamata via Maurizio Quadrio. Là giunta, ri¬suonò l'armonioso inno delle battaglie popolari e un bravo ope¬rajo collocò la lapide presso l'angolo di quella parte della casa che prospetta il grandioso opificio Amman li, Dopo breve pausa, il signor Redaelli 12 diede lettura dei telegrammi e delle lettere pervenute alla Società ed alla Redazione dell'Alpe Redica 13. Quin¬di prese la parola il degno presidente della Società operaia, signor Carlo Pedretti; egli pronunciò un discorso breve, ma caloroso e pieno di forti e patriottici pensieri, che venne salutato da applau¬si». Tra l'altro il Pedretti sviluppò il concetto, velato di lontani influssi della Riforma e robustamente essenziale, come essenziale è lo spirito della gente di montagna, secondo cui «i monumenti sontuosi denotano decadenza di un popolo, mentre i modesti ricordi [...] significano un progresso morale e sono indizi che la coscienza del popolo ne segue gli esempi».
«Riecheggiarono», continua la cronaca, «le note pur sempre elettrizzanti dell'inno garibaldino» e poscia il segretario della Società operaia e direttore diAlpe Retica, Giovanni Redaelli, pronunciò il discorso ufficiale, che viene riportato dal giornale per esteso. Di esso noi ci limitiamo a riferire il passo, che rite¬niamo centrale.
«Inaugurando una lapide alla memoria di quel sommo Valtelli¬nese, il nostro concetto fu quello di ricordare alla generazione che sorge un nome che fu la personificazione del “dovere” e della “virtù”, e di porgere ad essa un esempio vivo e luminoso del modo con cui si debba compiere il dovere e praticare la virtù come uomo e come cittadino; un nome che Garibaldi chiamò “luminare benefico in tempi di tristissima corruzione”, e che noi vorremmo le servisse di bandiera sulle vie della libertà. Inaugu¬randola oggi noi intendiamo pure di fare una protesta solenne contro l'ipocrisia politica, contro la corruttela serpeggiante nei meandri sociali, contro il voltafaccia coonestato col passaporto “modificazioni d'opinione”; ipocrisia, corruttela e voltafaccia do¬minanti nella nostra Italia, cominciando dall'alto ». La cronaca conclude scrivendo che, «ultimata la patriottica cerimonia, la Società operaja, fra i lieti suoni del suo bravo Corpo filarmonico, rientrò alla propria sede, colla coscienza d'aver compiuto un do¬vere in faccia alla democrazia e a sé stessa, onorando la santa memoria di Maurizio Quadrio».
Allegato al fascicolo delle celebrazioni si conserva un foglietto, datato 15 ottobre 1877 e firmato dal segretario Redaelli, da cui si deduce il costo della lapide: «Pagate a Pollavini Bartolomeo per la spesa lapide e condotta da Varenna Lire 20.50». La lapide era stata dunque preparata a Varenna, dove fiorivano le cave del marmo locale. La spesa era stata totalmente coperta con la vendita di dieci ritratti del Mazzini e di quindici del Quadrio, «spediti dal fotografo signor Eugenio Martinucci da Londra a favore della lapide a Maurizio Quadrio».
A distanza di un secolo la nostra Società democratica operaja di mutuo soccorso ha promosso le manifestazioni commemorative del patriota concittadino, in collaborazione con l'Associazione mazzi¬niana italiana, il cui presidente nazionale, prof. Giuseppe Trama¬rollo, già in occasione delle celebrazioni secolari della morte di Giuseppe Mazzini (1972), ci aveva impegnato a dare la dovuta attenzione, nella continuità culturale e civica del nostro sodalizio, all'anniversario del Quadrio.
Nell'incontro svolto si a Milano presso la sede dell'A.M.I., dome¬nica 11 gennaio 1976, tra il nostro presidente, Luigi Festorazzi, e il segretario, Sergio Consonni, ed il presidente e dirigenti del¬l'A.M.I., Giuseppe Tramarollo, Arturo Colombo e Roberto Bran¬di, si posero le basi programmatiche delle manifestazioni. Esse comprendono:

1) un convegno di studi sulla figura di Maurizio Quadrio con la partecipazione di relatori di vari Paesi europei. Sono annun¬ciate pure alcune comunicazioni di soci chiavennaschi della Società operaja;
2) lo scoprimento ed inaugurazione di una lapide, murata sulla parete esterna dell'edificio della Società operaja (lato gioco bocce) con la seguente epigrafe:
«AL CONCITTADINO / MAURI¬ZIO QUADRIO / PIONIERE DEL MOVIMENTO OPERAIO / NEL CENTENARIO DELLA MORTE / LA SOC. DEMOCRATICA OPE¬RAJA DI M.S. / DI CHIAVENNA / DEDICÒ / 11 APRILE 1976»;
3) un corteo con partecipazione dei soci, autorità ed ospiti pre¬senti, dei Garibaldini reduci dalle Argonne e della Banda cittadina, che eseguirà inni risorgimentali. Esso muoverà dalla sede sociale in via Cappuccini, percorrerà via Dolzino, piazza Pestalozzi, ancora via Dolzino, piazza Castello sino in via M. Quadrio. Deposizione di fiori sulla casa natale. Ritorno in piazza Castello. Deposizione di una corona dinanzi alla stele di M. Quadrio. Discorso ufficiale del prof. Giuseppe Tramarollo;
4) ricevimento in municipio degli ospiti convenuti.
Alle manifestazioni sono stati invitati soci, autorità, amici e per¬sonalità della Valchiavenna e dell'intera provincia di Sondrio, in particolare le Società operaje di Sondrio e Colico, che sono le due con sorelle sopravvissute, insieme con la nostra, alle alterne vicende di un secolo e con cui intratteniamo cordiali rapporti.
La nostra Società operaja ha chiesto ed ottenuto la collaborazione nell'organizzazione delle manifestazioni del Comune di Chiaven¬na, della Comunità montana della Valchiavenna, del Centro di studi storici valchiavennaschi, del museo A VIS-Paradiso, della Pro Chiavenna.
È stato affisso in Chiavenna e in valle il seguente manifesto.

SOCIETÀ DEMOCRATICA OPERAJA DI MUTUO SOCCORSO CHIAVENNA
MAURIZIO QUADRIO 1800/1876

Un secolo fa si spegneva in Roma Maurizio Quadrio, intrepido patriota mazziniano, al quale Chiavenna aveva dato i natali nel 1800.
I nostri antenati ebbero da lui ammaestramento coerente ed in¬citamento fermo ad operare con rettitudine nella nuova Italia risorgimentale, che con Mazzini egli aveva desiderato repubbli¬cana settant'anni prima che la storia lo decretasse.
La nostra Società operaia, fondata e guidata con coraggio ed entusiasmo da Carlo Pedretti, contava più di 500 soci nella Chia¬venna d'allora, che aveva colto negli ideali del mutuo soccorso e della giustizia sociale le valide ragioni dell'unione solidale dei cittadini.
L'esempio di quei nostri lontani padri, operai del braccio e della mente, si è tramandato nel borgo e nella valle come richiamo costante ai valori del reciproco rispetto, della tolleranza e della libertà. Per questo, assieme a Maurizio Quadrio, noi li onoriamo tutti, dall'umile operaio delle dodici ore quotidiane al generoso maestro delle poche decine di lire mensili, grati a loro per la splendida eredità morale lasciataci, anche se amaramente consa¬pevoli che l'Italia, forse umile ma onesta da loro voluta, resta tuttora un impegno da compiere.

Il Consiglio direttivo

Anche l'Associazione mazziniana italiana ha fatto affiggere in tutta la provincia di Sondrio un manifesto con il seguente testo.

ASSOCIAZIONE MAZZINIANA ITALIANA
CENTENARIO DELLA MORTE DI MAURIZIO QUADRIO

Cittadini,
nel trentesimo anniversario della proclamazione della Repubblica una ed indivisibile si compiono cent' anni dalla scomparsa del più fedele discepolo di Giuseppe Mazzini, che ne condivise tenace¬mente gli ideali di indipendenza nazionale e di fratellanza dei popoli, di libertà e di emancipazione sociale: Maurizio Quadrio. Tutta la Valtellina, memore del!' eroismo dei combattenti mazzi¬niani di Verceja, ricorda alle regioni consorelle della patria italiana
la figura del grande chiavennasco, semplice e rude) cospiratore e combattente) giornalista e organizzatore, che raccolse l'eredità spirituale di Mazzini e guidò con mano ferma fino alla morte in Roma nel 1876 la prima organizzazione nazionale dei lavoratori italiani.
L'integrità della vita, l'intransigenza repubblicana, la fierezza del carattere, il rifiuto della demagogia fanno di Maurizio Quadrio una figura esemplare dell'Italia moderna: nella sua montanara modestia
Egli può ancora insegnare agli Italiani che nessun pro¬gresso è possibile senza libertà.

Milano, via Pantano 17

La direzione Nazionale


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