GIOVANNI BERTACCHI (1869-1942)
A cura di Claudio Di Scalzo
La famiglia Bertacchi arrivò a
Chiavenna agli inizi dell’Ottocento, proveniente da Tremezzo sul ramo
occidentale del lago di Como. Qui, come risulta da documenti d’archivio, era
giunta nel 1662 da Lezza in comune di Pontelambro, ma in quei registri
parrocchiali non compare la località di provenienza. Comunque i Bertacchi sono
numerosi in Toscana. Da Giuseppe e da Teresa Morelli di Bette nacque a Chiavenna
il poeta Giovanni Bertacchi. Il cognome è un patronimico, derivando dal nome
del padre Alberto o Berto.
Oggi la famiglia Bertacchi non è
più presente nella nostra provincia.
Biografia
Giovanni Bertacchi nacque a
Chiavenna il 9 febbraio 1869 da Giuseppe e Teresa Morelli.
Dopo gli studi elementari a
Chiavenna e medi al collegio Gallio di Como, Giovanni nel 1892 si laureò in
lettere all’Accademia scientifico letteraria di Milano con una tesi sulla
“Raccolta giuntina di rime antiche”. Nel frattempo, nel 1888, studente
diciannovenne, stampava presso la tipografia Ogna di Chiavenna la prima
raccolta di poesie, Versi, di intonazione carducciana, sotto lo pseudonimo di
Ovidius. Successivamente alla leva obbligatoria, entrò come insegnante
incaricato al ginnasio “Parini” di Milano, con sede nel collegio Longone. Coprì
poi la cattedra di letteratura italiana al liceo Manzoni, sempre a Milano, fino
al 1915.
Era intanto uscita nel 1895
presso Chiesa e Guineani di Milano, la sua raccolta più nota, Il canzoniere delle
Alpi: un canto, spesso nostalgico, della sua terra natia, con spunti meditativi
sul destino umano. Successive quattro edizioni uscivano presso Baldini e
Castaldi, di Milano, oltre ad altre due a Sesto San Giovanni e a Piacenza.
Tre anni dopo pubblica Poemetti
lirici, presso Sonzogno con accenti sociali, nell’esaltazione del lavoro e
delle città operose e nel tentativo di conciliare positivismo, socialismo e
mazzinianesimo. In quello stesso 1898, dopo l’insurrezione sociale di Milano.
Lasciò temporaneamente la scuola, rifugiandosi per alcuni mesi in Bregaglia
svizzera.
Uscirono poi nel 1903 dalla
libreria editrice nazionale di Milano Liriche umane, dove conta la terra, il
lavoro e la fede nell’uomo, di tono romantico. Insieme con Poemetti lirici,
queste poesie furono pubblicate in altre successive edizioni presso Baldini e
Castoldi di Milano.
Nel 1905 apparvero Le malìe del
passato edite dalla Libreria editrice lombarda, un poemetto nostalgico del
paese natale; nel 1906 Alle Sorgenti(Milano, Baldini e Castoldi), dove il canto
nasce dalla vita di tutti i giorni e dal contatto con il mondo degli umili; ne
seguirono altre tre edizioni presso lo stesso editore.
Nel 1912 è la volta di A fior di
silenzio con motivi autobiografici e di carattere crepuscolare, di cui se ne
fecero tre edizioni.
Dopo il riconoscimento di Arturo
Graf e di Emilio Cecchi, nel 1916 il Bertacchi veniva chiamato alla cattedra di
letteratura italiana dell’università di Padova, per chiara fama di poeta.
Nel 1921 pubblicò Riflessi di
orizzonti, poesia della fratellanza umana e della pace. Con l’avvento del
fascismo si fece il silenzio intorno a lui. Nel 1929 usciva, presso il solito
editore, l’ultima raccolta in versi, Il perenne domani, un libro di fede, di
malinconia e di speranza in un futuro migliore.
In quello stesso anno il
Bertacchi iniziò a scrivere poesie in dialetto chiavennasco, rendendo la
comunità locale molto fiera e “devota”al letterato. È anche autore di una
ventina di saggi filologico-letterari, di una quindicina di discorsi a stampa,
oltre che di vari articoli. Ritiratosi nel 1936 dall’insegnamento, morì il 24
novembre 1942 nella casa di Brugherio a Milano. È sepolto nel cimitero di
Chiavenna.
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